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Berlino: la storia del muro

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  Il muro di Berlino, 1961-1989, tragico simbolo di un mondo spaccato a metà e testimone della lunga guerra tra Usa e Urss.   Il secondo conflitto mondiale si concluse con con la Germania che si arrese alle forze alleate occidentali e ai sovietici, lasciando la riorganizzazione politica ed ...

 

Il muro di Berlino, 1961-1989, tragico simbolo di un mondo spaccato a metà e testimone della lunga guerra tra Usa e Urss.

Il secondo conflitto mondiale si concluse con con la Germania che si arrese alle forze alleate occidentali e ai sovietici, lasciando la riorganizzazione politica ed economica mondiale alle potenze vincitrici. Tra queste potenze vittoriose si trovavano l’Usa: ormai uscita dal suo tradizionale isolazionismo e intenta ad assicurasi un ruolo preminente nella politica mondiale, e l’Urss: paese che uscì stremato dalla guerra ma con il merito di aver bloccato in direzione orientale i tedeschi. L’alleanza durante la guerra divenne ben presto forte rivalità e le due potenze si ritrovarono così antagoniste da arrivare a dividere il mondo in sfere d’influenza: in due blocchi estremamente distinti. Il problema, finita la guerra, fu riguardante le sorti dell’ormai stremata Germania: Usa, Urss e Inghilterra discussero quindi il destino degli assetti del mondo post bellico e le divisioni della Germania. Nel 1949 Usa, Francia e Inghilterra si spartirono il controllo della parte ovest della Germania e la parte orientale andò all’Unione Sovietica.

La cosiddetta “Cortina di ferro”, espressione coniata da Winston Churchill nel 1946 e usata per indicare una separazione fisica e ideologica tra i paesi dell’Europa orientale e quelli dell’Europa occidentale, segnò un vero e proprio confine tra due blocchi distinti, a livello economico, politico e sociale, lungo una linea di confine che andava dalla Germania dell’est fino alla Bulgaria.

Vennero creati due stati tedeschi: uno americano chiamato “Repubblica federale tedesca” (BRD: Bundesrepublik Deutschland) ed uno ad est denominato “Repubblica democratica tedesca” (DDR: Deutsche Demokratische Republik). Nel 1961 iniziò la costruzione di un muro che sarebbe stato esplicato come “muro di protezione antifascista” ma che sarebbe diventato uno dei simboli di oppressione, tirannia e sopraffazione, segno di una negazione di alcuni tra i diritti fondamentali dall’uomo come, per citarne uno, la libertà: il muro di Berlino, emblema della Guerra Fredda.

Venne costruito, dalle truppe della Germania est, questo invalicabile muro, coperto di trappole mortali, che impediva ogni rapporto tra Berlino ovest e Berlino est, e, più in generale, tra le due “Germanie”. Il muro avrebbe poi impedito, per 28 anni, il passaggio dall’est all’ovest, provocando la morte dei molti che tentarono la fuga.

Il clima respirato era di diffidenza e paura, la Guerra Fredda fu una guerra ideologica, psicologica, dove da un lato le armi nucleari mantennero un equilibro internazionale ma dall’altro spinsero i paesi a dotarsi di armi sempre più pericolose e di distruzione di massa. Il sistema della Guerra fredda e i due blocchi contrapposti polarizzeranno il sistema delle relazioni internazionali a partire dal dopoguerra, iniziando una rivalità tra Usa e Urss che sfociò in anni di “terrore muto”. La fine della guerra fredda viene fatta coincidere con il crollo del muro di Berlino, il 9 novembre 1989, e venne preceduta dall’arrivo di Gorbaciov come nuovo segretario generale del partito comunista e dai crescenti problemi economici dei paesi dell’est che portarono ad una crisi del blocco orientale.