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Bersani vince, Renzi ammette: «La nostra non è stata una proposta vincente»

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La vittoria di Pierluigi Bersani al ballottaggio per le primarie del Pd era sembrata scontata fin dalle prime ore dopo la chiusura dei seggi. Una vittoria annunciata. Il segretario del Pd ha ottenuto il 61,1% delle,preferenze contro il 38,8% di Matteo Renzi. Bersani fa il modesto e parla di risultat...

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La vittoria di Pierluigi Bersani al ballottaggio per le primarie del Pd era sembrata scontata fin dalle prime ore dopo la chiusura dei seggi. Una vittoria annunciata. Il segretario del Pd ha ottenuto il 61,1% delle,preferenze contro il 38,8% di Matteo Renzi. Bersani fa il modesto e parla di risultato inaspettato in queste proporzioni ”dobbiamo alzare noi l’asticella per la prossima battaglia: dobbiamo vincere ma non a qualsiasi prezzo e non raccontando favole perché poi non si governa”. “Fatemela dire in bersanese – ha aggiunto – siccome in un paese la mamma del populismo e demagogia e’ sempre incinta, dobbiamo vincere senza raccontare favole”, ribadisce. “Non sara’ semplice, ma il paese ha bisogno di questo. Non possiamo ignorare che siamo davanti alla piu’ grande crisi dal dopoguerra, abbia problemi enormi da affrontare”. Renzi, dal canto suo, ha subito ammesso la sconfitta . “Non sono riuscito a scrollarmi di dosso, fuori della Toscana, l’immagine del ragazzetto ambizioso. Io ho sbagliato, c’è uno che ha perso, voi andate a casa orgogliosi di quello che siete riusciti a fare in questi tre mesi”. Il sindaco di Firenze – riporta l’Adnkronos – insiste su un concetto chiave: il suo intento non era quello di partecipare, ma quello di vincere le primarie. “La nostra ambizione non era la scommessa di un ragazzetto”, scandisce. E, ancora, “non eravamo qui per fare una battaglia di testimonianza”. L’obiettivo era un altro. “Volevamo prendere il governo del Paese, non ci siamo riusciti”, ammette ancora una volta.
Poi, archiviata l’analisi del risultato, Renzi guarda avanti. Si rivolge a Bersani, il segretario del suo partito, che ora “deve andare a parlare all’Italia che è rimasta fuori dai gazebo”. A tutti quelli che, dentro e fuori del centrosinistra, dovrà portare dalla sua parte alle elezioni. Lui, Renzi, si mette a disposizione. Anche in caso di accordo tra il Pd e Casini. “Avessimo vinto noi, non avremmo fatto l’accordo con Casini, ma se Bersani vorrà fare un accordo con Casini, io sarò leale con gli schieramenti che farà il segretario che ha vinto”, chiarisce, mostrandosi conciliante anche su tema, quello delle alleanze, che più lo ha diviso durante la corsa per le primarie dal segretario del Pd. E al confronto, a tratti anche aspro soprattutto sul terreno delle regole, il sindaco di Firenze fa riferimento per spiegare il senso della svolta che il risultato delle primarie comporta. “E’ stata una partita bellissima, ma qui finisce. Torno a fare il militante del Pd”. E anche il sindaco: ”Domattina sarò a Palazzo Vecchio”.
”Io non ho fatto nessun attacco personale a D’Alema o alla Bindi” ha precisato Renzi. “Ho semplicemente detto che dopo 20 anni in Parlamento era giusto andare a casa. Io attacchi personali li ho ricevuto e non fatti, li ho subiti e tuttavia vivo queste ore con gioia perché sono consapevole di aver scritto insieme a tanti altri una pagina bellissima del Pd e del centrosinistra”.

Alla fine, chiudendo il suo intervento, un ultimo pensiero per la sua platea. “Smaltita la delusione, si riprenda il cammino – conclude -. Dalla nostra abbiamo tre cose: l’entusiasmo, il tempo e la libertà. Ho ricevuto molto più di quel che ho dato, ne è valsa la pena”.