Venezia, 20 lug. (askanews) – Indagare l’idea di mito, attraverso lavori di artisti che vivono dentro la dimensione contemporanea e pensano la danza spesso con prospettive radicali. La 19esima Biennale Danza di Venezia, diretta per il quarto anno da Sir Wayne McGregor, è costruita intorno al titolo “Mith Making” e presenta una vasta gamma di visioni coreografiche.
“Ciò che è davvero importante riguardo alla danza – ha detto McGregor ad Askanews – è raccogliere voci molto diverse: le persone decidono come esprimersi attraverso i loro corpi, i contenuti e le forme in modi davvero unici e originali. Per questo festival ho notato che molti coreografi stanno guardando a elementi mitologici: miti del passato, da reinterpretare oggi per riflettere su grandi temi universali. Oppure ragionano in modo speculativo su possibili mitologie del futuro, e quindi guardano all’integrazione tra i corpi e la tecnologia. Credo che tutto questo si trovi nel festival, come una sorta di coraggio, sia che si guardi indietro o avanti, di inventare qualcosa di nuovo”.
E questo senso di novità si percepisce sia guardano il lavoro ormai leggendario di una coreografa come Twyla Tharp, Leone d’oro alla carriera, sia quello di protagonisti più giovani, che già, comunque, mostrano consapevolezza dello strumento performativo e della dimensione del palco “Gli artisti che abbiamo invitato quest’anno alla Biennale – ha aggiunto McGregor – stanno veramente spingendo oltre il confine di quello che è noto e riconosciuto nella danza. Stanno provando a reinventare le forme, a sfidare le nostre percezioni in modi che non avevamo mai visto prima. E lo fanno con temi contemporanei, che interrogano la morale e l’etica, in un certo senso come fanno i miti classici”.
E come quei miti, gli spettacoli vanno a scavare nello spettatore, dando una forma coreografica a qualcosa che assomiglia alla ricerca del senso del nostro essere oggi. E poi c’è anche uno spazio di autoriflessione della Biennale Danza su se stessa, attraverso lo fotografie che Indigo Lewin ha scattato nei backstage degli anni di McGregor: anche questo un modo per andare più in profondità dentro una Biennale che ogni volta è più affascinante e complessa.