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Bimbo morto in ospedale, nuove indagini: accolta la richiesta della famiglia

Ambulanza

Nuove indagini sul caso del bimbo morto in ospedale a pochi giorni dalla nascita. La richiesta della famiglia è stata accolta.

Nuove indagini sulla morte di un bambino in ospedale, a pochi giorni dalla nascita. Il tribunale di Ancona ha accolto l’opposizione dei genitori del piccolo.

Bimbo morto in ospedale, nuove indagini: accolta la richiesta della famiglia

Partono nuove indagini a Macerata sulla morte di un bambino in ospedale, a pochi giorni dalla nascita. Il tribunale di Ancona ha accolto l’opposizione dei genitori del bambino, chiedendo ulteriori approfondimenti, in quanto quelli svolti sono stati ritenuti “troppo superficiali“. Il caso è avvenuto la scorsa estate. Il 14 luglio la mamma, 26enne di San Benedetto, all’ottavo mese di gravidanza, era arrivata all’ospedale di Macerata su consiglio del ginecologo, dopo aver notato alcune perdite. Si trattava di liquido amniotico. La donna era stata tenuta in osservazione e il bambino è nato alla 34esima settimana. Dopo qualche giorno il neonato è stato portato d’urgenza al Salesi di Ancona, ricoverato in terapia intensiva ma era in uno stato compromesso ed è deceduto dopo pochi giorni.

Bimbo morto in ospedale: le indagini svolte

La mamma e il papà del piccolo si erano rivolti ai carabinieri di Ancona e la procura aveva fatto scattare il sequestro della salma e delle cartelle cliniche. Con l’autopsia si era accertato che il piccolo era morto a causa di una “sepsi con coagulazione intravascolare disseminata, meningo encefalite acuta purulenta, ipoecstasia polmonare con massiva presenza di membrane ialine“. La consulente della procura, il medico legale Donatella Fedeli di Bologna, con un neonatologo e un ginecologo, aveva messo in luce alcune condotte inadeguate, ma aveva escluso che si potesse stabilire con certezza che ci fosse un nesso tra le condotte e la morte del neonato. Il sostituto procuratore di Ancona Serena Bizzarri aveva chiesto di archiviare il fascicolo. La coppia allora si è rivolta agli avvocati Roberta Ippoliti e Maria Siciliano, che avvalendosi di una consulente hanno fatto opposizione alla richiesta di archiviazione, mettendo in luce una serie di carenze nella terapia fornita alla mamma e nelle diagnosi.