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Bio idrogeno per lo spazio, al Gplab nuove frontiere dell’innovazione

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Roma, 5 gen. - (Adnkronos) - Dalle bioplastiche da rifiuti organici al bio idrogeno da batteri rossi che andrà nello spazio. L’innovazione e la sperimentazione non hanno frontiere al Green propulsion laboratory Veritas, la piattaforma di ricerca sulle bioenergie finanziata dal ministero...

Roma, 5 gen. – (Adnkronos) – Dalle bioplastiche da rifiuti organici al bio idrogeno da batteri rossi che andrà nello spazio. L’innovazione e la sperimentazione non hanno frontiere al Green propulsion laboratory Veritas, la piattaforma di ricerca sulle bioenergie finanziata dal ministero per la Transizione ecologica e il Comune di Venezia per la riconversione green di Porto Marghera. Inaugurato poco prima del lockdown del 2019, il Gplab nasce con l’intento di “creare un volano per il sistema imprenditoriale che si sta affacciando su tematiche non tradizionali. Per cui la mission è di creare piattaforme tecnologiche a livello di impianti pilota” spiega all’Adnkronos, Graziano Tassinato che dirige il Gplab.

Non solo idee, dunque, nel cuore della più grande area industriale d'Italia, ora in fase di riconversione. La filosofia “è creare le condizioni per testare a livello pilota dei paradossi tecnologici”. Ma cosa vuol dire? “Noi lavoriamo su principi, come ad esempio, bruciare con l’acqua i rifiuti usando i superfluidi che sono quei gas che portati a pressione di temperatura diventano come il fuoco oppure progetti che simulano in un bicchiere d’acqua le pressioni e le temperature che ci sono sulla superficie del sole”.

Tra i progetti in corso, spiega Tassinato, “la conversione dell’anidride carbonica, catturata dai fumi industriali, in biometano attraverso processi biochimici e fisici avanzati e il mese scorso abbiamo inaugurato la prima gas bioraffineria che produce bioplastiche ed energia usando proprio l’anidride carbonica separata dai fumi”. C’è poi l’idrogeno su cui il mondo sta investendo tempo e risorse. Dall’utilizzo dell’idrogeno come catalizzatore di processi chimici e non come combustibile fino ad arrivare al bio idrogeno prodotto dai batteri rossi diretto nello spazio.

Il progetto ‘Purple B’ è stato infatti scelto dall’Esa (Agenzia spaziale europea) e riguarda la produzione di idrogeno dai batteri rossi, isolati dai sedimenti della Laguna di Venezia. L’aspetto interessante, spiega il direttore del GpLab, “è che si tratta di fossili viventi. Sono infatti i primi batteri che hanno colonizzato la crosta terrestre quando non c’era ossigeno. Quindi stiamo usando i nostri antenati per andare a colonizzare mondi eso terrestri”. Purple-B, messo a punto dal GpLab Veritas in collaborazione con le Università di Padova e Venezia e la start up 9 Tech, prenderà il via il primo marzo.

“Faremo l’impianto terrestre a Porto Marghera e una copia in scala verrà mandata in Olanda dove c’è il centro Estec (European space research and technology centre) dove faranno le prove di simulazione per le stazioni spaziali”. E non solo. “Nel frattempo abbiamo vinto anche un progetto del ministero dello Sviluppo economico grazie al quale produrremo idrogeno dai rifiuti organici. La tecnologia si chiama ‘Dark Fermentation’ e dal primo febbraio inizieremo con i nuovi reattori a trasformare i rifiuti organici in idrogeno che poi verrà trasformato in energia elettrica”.

La pandemia in questi due anni non ha dunque arrestato il processo creativo che, sottolinea Tassinato “è sempre trasversale e interdisciplinare tanto da coinvolgere nei gruppi di lavoro, oltre ad ingegneri, chimici, fisici e matematici anche psicologi e artisti secondo il principio di open innovation che ci caratterizza. Il nostro motto? Green machines, better life”.