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Biotestamento, dopo i senatori arriva l'appello dei sindaci: 'Subito la legge in aula'

Biotestamento

Dopo l'appello dei senatori, giunge l'appello dei sindaci per sbloccare il pantano in cui versa la legge sul biotestamento.

La legge sul biotestamento e sul fine-vita è da oltre 5 mesi incastrata tra le maglie burocratiche del Senato italiano. Dopo l’esortazione dei senatori Rubbia Carlo, Cattaneo Elena, Piano Renzo e Monti Mario, giunge ora l’appello dei sindaci.

Ventisette i primi cittadini che si battono, tramite una lettera-manifesto sulla dignità del fine vita, per far sì che l’iter burocratico riprenda senza altri intoppi. I 27 sono appartenenti a gruppi e schieramenti politici diversi. Sono tra i firmatari di una raccolta firme promossa dall’Associazione Coscioni. L’appello dei sindaci spinge per una approvazione immediata della legge sul biotestamento.

La settimana cruciale

Nel frattempo, la presidentessa della Commissione Salute al Senato, la Senatrice Emilia Grazia de Blasi, ha fatto sapere che la prossima settimana sarà decisiva. Si discuterà infatti sul destino della legge in questione.

In una nota dell’associazione Coscioni, si legge che se il decreto non riuscirà a venir fuori dal pantano che la blocca, l’unica via per dare una svolta alla situazione, sarà quella di destituire il presidente della Commissione Salute al Senato. Mossa questa che porterebbe a una discussione in aula diretta da parte dei capigruppo, bypassando la necessità di un relatore. Una strada procedurale significativa e necessaria per una svolta certa.

Dal canto suo la Sen. De Blasi ha fatto sapere che sarebbe pronta a dimettersi nel caso si sviluppassero altre lungaggini burocratiche. Promessa già fatta in varie occasioni e mai mantenuta, come precisa il radicale Marco Cappato, il segretario dell‘Associazione Coscioni.

La Legge sul Biotestamento

Cosa permette questa legge in sostanza? Permette al malato, al momento di inizio delle cure, di poter decidere anticipatamente, tramite consenso informato, come morire. Sancisce dunque il diritto di autodeterminare la propria fine. Permette di rifiutare le terapie, il nutrimento e l’idratazione e permette anche di evitare l’accanimento terapeutico.

La legge tutela inoltre la coscienza dei singoli medici, che possono liberamente scegliere di fare obiezione di coscienza, evitando così di obbligarli forzatamente a “staccare la spina” ai pazienti. La questione è, e resta estremamente delicata, dato il tema scivoloso su cui si discute.

L’iter della Legge

La legge era stata approvata l’aprile scorso alla Camera dei Deputati, con una maggioranza schiacciante che trasversalmente univa vari partiti: 326 voti favorevoli, 37 contrari e 4 astenuti. La legge poi era passata al vaglio del Senato che ha varato 3000 emendamenti volti a bloccare il passaggio della legge. Emendamenti presentati da quegli stessi partiti che alla Camera avevano votato favorevolmente.

La legge al momento langue inascoltata. Proprio per un simile motivo, si sono mossi i 27 sindaci, primi firmatari di una raccolta di firme volta a far passare la legge direttamente al voto dell’Aula, evitando ulteriori discussioni e modifiche ed esaudendo il desiderio di molti cittadini. Una mossa del genere porterebbe all’approvazione della legge senza ulteriori tempi morti.

Tra i firmatari si registrano i nomi importanti di Virginia Raggi (Sindaco di Roma, M5S), Luigi de Magistris (Sindaco di Napoli, Democrazia Autonomia), Giuseppe Sala (Sindaco di Milano, PD), Chiara Appendino (Sindaco di Torino, M5S), Leoluca Orlando (Sindaco di Palermo, PD) e Federico Pizzarotti (Sindaco di Verona, M5S).