> > Blitz della Dia: sequestrati 10 milioni di beni ad imprenditore

Blitz della Dia: sequestrati 10 milioni di beni ad imprenditore

Dia

Un imprenditore agricolo di Paternò è stato accusato, questa mattina, di 'caporalato' da parte della Dia (Direzione investigativa antimafia) di Catania, diretta da Renato Panvino, che ha sequestrato i beni appartenenti all'uomo per un valore di 10 milioni di euro. Il provvedimento, emesso dal T...

Un imprenditore agricolo di Paternò è stato accusato, questa mattina, di ‘caporalato’ da parte della Dia (Direzione investigativa antimafia) di Catania, diretta da Renato Panvino, che ha sequestrato i beni appartenenti all’uomo per un valore di 10 milioni di euro.

Il provvedimento, emesso dal Tribunale etneo su proposta del direttore della Dia Nunzio Antonio Ferla, è uno dei primi del genere eseguiti in Italia. Al centro delle indagini della Dia di Catania l’attività di un imprenditore agricolo accusato di aver costituito un’associazione, operante a Paternò e in Romania, per il reclutamento di manodopera romena da impiegare in assenza delle garanzie minime di tutela spettanti ai lavoratori, secondo le forme e modalità del cosiddetto ‘caporalato’. Il patrimonio sequestrato comprende un’impresa individuale ed una società operanti nel settore agricolo, rapporti bancari, numerosissimi immobili ubicati tra la provincia di Catania e Messina e una decina di automezzi, per un valore complessivo di oltre 10 milioni di euro.

L’indagine

L’indagine della Dia ha portato agli arresti, oltre dell’imprenditore, anche del figlio e di altri cinque romeni.

Dall’inchiesta è emerso che l’imprenditore agricolo aveva costituito un’associazione, che operava a Paternò e in Romania, dedita al reclutamento di manodopera rumena per l’impiego nelle campagne paternesi in assenza delle garanzie minime di tutela che spettano ai lavoratori. I braccianti stagionali romeni, attratti dalla possibilità di ottenere un lavoro, venivano ingaggiati in Romania.

Arrivati in Sicilia, a Paternò, il loro sogno diventava un incubo. Erano costretti a vivere in capannoni freddi senza acqua e energia elettrica, erano costretti a lavorare per dodici ore e per meno di 50 euro al giorno, ai quali venivano detratti dai 25 ai 30 euro per le spese di vitto e alloggio. I braccianti non avevano alcuna possibilità di ribellarsi, pena la perdita del lavoro. Nel blitz in cui vennero contestati i reati di associazione per delinquere finalizzata all’estorsione venne arrestato, oltre a Rosario Di Perna e al figlio, anche Nicu Rata un romeno che aveva il compito di reclutare in Romania i braccianti.

L’imprenditore era già stato arrestato il 31 marzo del 2015, ora a distanza di due anni l’inchiesta si è conclusa con il sequestro di un’impresa individuale e una società che operano nel settore agricolo, rapporti bancari, numerosi immobili tra la provincia di Catania e Messina, e una decina di automezzi.
Ulteriori dettagli dell’operazione verranno illustrati nel corso della conferenza stampa che si terrà alle ore 11.00, presso il Centro Operativo D.I.A., via Vecchia Ognina n.168, Catania.