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Blitz della Finanza, cinque arresti all'università per mazzette e lavori fatiscenti

guardia di finanza

Blitz della finanza alle università ha portato all'arresto di cinque persone. Lavori fasulli e mazzette per spartirsi mini appalti. Una attività che andava avanti da tempo

Al via il blitz della Finanza, che ha visto due arresti per mazzette e lavori fasulli. Lavori che dovevano essere dedicati alla ristrutturazione degli immobili universitari. Gli interventi, infatti, avvenivano solo sulla carta con la spartizione dei guadagni tra funzionari e impresari.

Gli arresti all’università

La Guardia di Finanza ha messo a punto un blitz grazie alle telecamere nascoste che riprendevano da vicino la consegna delle mazzette che ha permesso di identificare i responsabili in flagranza di reato.

Così, ai domiciliari sono finiti i dipendenti pubblici, Claudio Colombi di anni 61 nonché capo del settore interventi ordinari opere di conservazione edilizia dell’università, e Roberto Rosario La Rosa di 59 anni che è impiegato della divisione spese in economia dell’Area conservazione edilizia (Ace).

Insieme a loro sono stati arrestati tre imprenditori: Salvatore Piromalli, 44 anni, titolare della Edilpiromalli; Carlo Catalano, 55 anni, amministratore unico della Nat srl; e Giovanni di Lallo, 59 anni, socio e accomandatario della D&D costruzioni.

Le accuse mosse a questi personaggi vanno dal reato di truffa aggravata in danno all’università di Genova alla corruzione fino a oltrepassare la legge, con una serie di gravi falsi individuati negli atti pubblici.

Il giudice per le indagini preliminari riferisce: “E’ emerso che su svariate fatture e ordinanze di lavoro erano state apposte firme false. Dunque, una vera e propria strategia di falsificazione di atti in relazione alle procedure di autorizzazione, affidamento ed esecuzione dei lavori di manutenzione sugli immobili dell’università”.

La stessa severità è apparsa oltremodo da parte del pubblico ministero Massimo Terrile che ha aggiunto alle parole del giudice: “Le irregolarità non erano isolate bensì frequenti. Una attività illecita ben organizzata che non poteva essere non riconducibile alla corruzione dei funzionari operanti nell’ambito dell’Ace.

L’inchiesta condotta dal colonnello Ivan Bixio nonché dal Primo gruppo Genova capeggiato dal comandante provinciale Renzo Nisi, nasce proprio dalla prova schiacciante che tali soggetti abbiano reiterato nel tempo le condotte criminali soprattutto nell’arco del tempo che va da aprile a agosto. Le tangenti scoperte, difatti, sono solo metà della torta di un bottino più pesante. In particolar modo per quanto concerne La Rosa e Colombo, i due corrotti, ricevevano sistematicamente delle mazzette in danaro contante da parte di imprenditori che si sono aggiudicati i lavori, che poi sono risultati nulli, degli immobili destinati all’università – imbiancatura, manutenzione di sicurezza dei tetti e altri piccoli lavori di routine per avere la vivibilità dei futuri fruitori degli appartamenti. Uno di essi, esemplare, contava i soldi a voce alta vantandosi delle firme contraffatte dicendo: “Adesso ci mettiamo sopra uno scarabocchio…”. Emerge anche dalle intercettazioni telefonica tale spocchia nel vantarsi dei reati commessi.

Le indagini comunque sia proseguono, pare sia possibile un quarto imprenditore coinvolto.