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Blue Whale, 4 casi sospetti a Milano: procura apre inchiesta

Blue Whale

Blue Whale: si indaga su 4 casi sospetti a Milano. Sono giovanissime le ragazzine, scoperte grazie a numerosi tagli su alcune parti del corpo, sarebbero state convinte da uno sconosciuto a partecipare alla sfida che porta alla morte.

La Blue Whale Challenge, secondo le prime ipotesi degli inquirenti, avrebbe stretti collegamenti con 4 casi sospetti nella provincia di Milano, su cui si sta continuando a indagare.

Blue Whale colpisce anche a Milano: i dettagli

Si tratterebbe di quattro giovanissime ragazze nate tra il 2002 e il 2005, le vittime che sarebbero state rapite dal gioco di autolesionismo della Blue Whale. L’allarme è stato lanciato dopo che sono stati notati tagli e altre lesioni su labbra, braccia e polsi, procurati dalle ragazzine stesse: immediata l’ipotesi di uno stretto legame con la Blue Whale Challenge.

Il caso, affidato al pm Cristina Robeda, coordinatrice del dipartimento Fasce Deboli, si sarebbe concentrato in partic0lare su colui che avrebbe convinto le ragazze a partecipare alla challenge, descrivendo ogni singolo passaggio della sfida, anche attraverso foto inviate su Whatsapp. E’ necessario specificare che l’ultima prova della Blue Whale prevede il suicidio del partecipante, lanciandosi nel vuoto da un alto edificio.

La continua diffusione e le giovani vittime

La crudele sfida che prevede il superamento di una serie di prove – definite “di coraggio” – ha finora coinvolto partecipanti non a caso adolescenti. Nell’epoca del web e dei social network, e a causa della velocità con cui si diffondo notizie, mode, foto, video e questi “giochi”, è facile che le principali vittime siano quei soggetti più deboli e impressionabili come i giovani. Soggetti che affrontano estreme prove di coraggio, pubblicandone poi foto e video, con l’intento di raggiungere popolarità attraverso numerosi likes e di dimostrare di avere una forte personalità.

Il dato che più preoccupa è il modo virale con cui si propagano tali contenuti con gli strumenti digitali di cui tutti ora disponiamo, dallo smartphone al pc. Nonostante la radice del problema sia stata scoperta, con la cattura dell’ideatore russo della Blue Whale Challenge, la diffusione di tale sfida è ormai inarrestabile.

Solo in Russia sono state contate 150 vittime, tutti giovanissimi. In Italia invece ricordiamo il quindicenne di Pescara , la tredicenne di Ancona e la ragazza salvata grazie all’aiuto dei propri genitori. Quest’ultima, in seguito alla vicenda, ha deciso di diffondere un video per mettere in allerta altri adolescenti riguardo la Blue Whale, e descrivendone la vera natura autodistruttiva e autolesionista che conduce alla morte.Fortunatamente tutti i casi in Italia non si sono conclusi tragicamente e i ragazzini coinvolti sono stati salvati.