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Bob Berdella: la storia del serial killer omosessuale

Bob Berdella

Ecco la tremenda storia di Bob Berdella, il serial killer omosessuale che uccise diversi uomini dopo averli sequestrati e violentati.

Vi presentiamo la storia di Bob Berdella, il serial killer omosessuale noto con il soprannome di Macellaio di Kansas City. L’assassino seriale è stato autore di sei omicidi accertati, sei uomini uccisi dopo giorni di tortura all’interno della casa degli orrori in Charlotte Street.

Robert Berdella: l’infanzia e l’adolescenza

L’infanzia di Robert Berdella, noto poi come Bob, è poco nota, e pochi sono i fatti certi. Egli nacque nello stato dell’Ohio, a Cuyahoga Falls, un sobborgo di Akron e Cleveland. I suoi genitori erano un operaio e una casalinga, cattolici praticanti, che lo fecero battezzare all’età di 12 anni. La sua esistenza scorse in maniera tranquilla, nonostante ogni tanto il padre, un dipendente della Ford, lo picchiasse e lo prendesse a cinghiate. L’amore paterno era infatti indirizzato soprattutto all’altro figlio, Daniel, nato nel maggio del 1956 e di sette anni più giovane di Robert.

A scuola Bob era tutt’altro che brillante. Pur ottenendo quasi sempre voti discreti, il ragazzino finiva sempre per essere percepito come un alunno difficile, uno di quelli a cui insegnare qualcosa si rivela un compito arduo.

Robert Berdella a 16 anni: la violenza e Il Collezionista

La discesa negli abissi dell’orrore di Bob Berdella cominciò nel 1965, il suo vero e proprio anno maledetto. Quell’anno divenne egli stesso vittima di un crimine violento di natura sessuale. Per guadagnare qualche soldo, Bob cominciò a lavorare come assistente cuoco in un ristorante, ma venne violentato da un collega di lavoro. A quel punto smise di andare in chiesa e di assistere alle funzioni settimanali.

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Un giorno vide in tv The Collector e ne restò molto impressionato. Il film era tratto dal noto romanzo di John Fowles e narrava le vicende di un uomo che rapiva e teneva prigioniera una donna. Nel dicembre di quell’anno suo padre, una figura cui era pur tuttavia molto legato, morì improvviamente a soli 39 anni per un attacco cardiaco. Ancora peggio, suo madre si legò subito dopo a un altro uomo, che poi sposò dopo poco tempo. Bob rimase alquanto scosso dal comportamento poco delicato e “irrispettoso” della madre. Questi cinque avvenimenti segnarono per sempre la sua esistenza.

Bob Berdella: le droghe, l’alcol e lo spaccio

Nell’agosto del 1967 Bob si iscrisse all’Istituto d’Arte di Kansas City. A quel punto iniziarono a comparire nella sua vita alcuni comportamenti preoccupanti. Robert sottopose a tortura diversi animali e arrivò addirittura a sperimentare su di loro gli effetti di diverse sostante. Nel corso di quell’anno le droghe e gli alcolici diventarono parte integrante della sua vita. Il diciottenne iniziò ad abusare di sostanze stupefacenti e di alcol, arrivando perfino a spacciare.

Ma con l’attività di spacciatore cominciarono anche i suoi problemi con la legge. Bob Berdella fu arrestato nel gennaio del 1968 da un agente sotto compertura, con l’accusa di spaccio di anfetamine. Al processo si dichiarerà colpevole e verrà condannato a cinque anni di reclusione. La pena sarà poi sospesa. Poco dopo, nel febbraio 1968, verrà arrestato di nuovo per il possesso di LSD e marijuana. Passerà cinque giorni in cella in attesa del rinvio a giudizio. Ma le accuse cadranno per assenza di prove.

Berdella e il sesso: la casa degli orrori di Charlotte Street

Con il passare del tempo, Bob Berdella divenne sempre più cosciente della propria omosessualità. Tuttavia non fu mai un individuo sessualmente molto attivo prima dei 30 anni. Vivere ancora con la madre, del resto, non lo aiutava di certo. Sul fronte lavorativo, invece, le cose andavano piuttosto bene. Robert era un ottimo chef, apprezzato da molti ristoranti. Era anche accreditato per scrivere recensioni enogastronomiche su periodici dell’area di Kansas City.

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Nel settembre del 1969 Bob acquistò una piccola villetta al 4315 di Charlotte Street, dove andò a vivere da solo. Qualche mese dopo abbandonò la scuola d’arte. Nel 1981, a 32 anni, Robert Berdella compie un passo importante nel suo lavoro: si mette in proprio. Anche in campo amoroso c’è un’importante novità. Dopo aver fatto outing, si innamora profondamente e si lega a un reduce della guerra del Vietnam. Bob vive con pienezza questa storia d’amore, che però dura poco. Il suo compagno, una persona con molti problemi, lo lascia presto. Per Robert Berdella quest’abbandono è l’inizio della fine. A partire da quel doloroso momento, lui e la sua vita non saranno più gli stessi.

Robert Berdella: il primo omicidio

Bob Berdella cominciò quindi a uscire con Jerry Howell nel giugno del 1984. Jerry era un prostituto di 19 anni, di bell’aspetto, che farà coppia fissa con Robert fino al giorno della sua morte. Il 5 luglio 1984 è il giorno in cui Berdella decide di trasformare in realtà le visioni che tanto lo avevano impressionato guardando il film The Collector. Porta Jerry in casa sua e lo droga con sedativi per animali. Poi lo immobilizza legandolo a un letto e lo imbavaglia. Nelle ore successive stupra e violenta più volte il giovane, scattando molte foto per immortalare l’accaduto e prendendo nota su un diario di quanto fatto e di quanto provato. Il giovane Howell morirà poi per asfissia dopo un giorno.

Bob Berdella sa già cosa fare per disfarsi del cadavere. Porta il corpo senza vita del ragazzo in cantina e lo appende a testa in giù. Ne incide poi le carni in profondità, tranciando vene e arterie, dissanguandolo. Lo farà poi a pezzi, “imbustando” pezzi del corpo all’interno di sacchi della spazzatura. Sacchi che i netturbini raccoglieranno e a gettaranno in discarica, ignari di tutto.

Dopo il primo omicidio, la strada è tutta in discesa. Bob adesca altri sei uomini nel corso degli anni seguenti, affondando sempre più la propria tecnica omicidiaria. L’ultima delle sue vittime riesce però a liberarsi prima di essere ucciso: per Bob è la fine.

L’arresto di Berdella

Berdella, accusato di vari reati come sodomia, rapimento e aggressione, viene arrestato, inizialmente con una cauzione di 500.000 dollari. Tra il 2 e il 4 aprile del 1988 la casa di Bob viene perquisita a fondo. La polizia trova tutto il campionario di oggetti bizzarri e macabri di cui il serial killer amava circondarsi. Tra di questi, anche alcuni libri sulla magia VooDoo, qualche opera del Marchese De Sade e un paio di teschi usati come soprammobili.

In una scatola vengono ritrovate oltre 200 polaroid che mostrano giovani uomini sottoposti a torture e a sesso estremo. Quando uno degli investigatori scopre che almeno uno degli uomini sulle foto di Bob Berdella è senza dubbio morto, la cauzione viene ritirata e le investigazioni sul caso aumentano. La polizia rivolta come un calzino l’intera abitazione del serial killer, andando anche a scavare nel suo giardino.

Proprio lì viene ritrovato il teschio di una della vittime, mentre alcune analisi stabiliscono che uno dei due teschi trovati in casa è effettivamente quello di un uomo. Altre ricerche porteranno poi alla luce l’atroce contenuto del diario dell’assassino seriale. Qui erano state annotate da Bob tutte le atrocità da lui perpetrate sulle sue vittime, con le relative impressioni e conseguenze. Dopo diversi processi a suo carico, Robert Berdella morì l’8 ottobre 1992 in prigione all’età di 43 anni a causa di un arresto cardiaco, come suo padre.