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Bomba sotto l'auto a Limbadi, 6 fermi tra i Mancuso

Sei fermi a Limbadi per la bomba sotto l'auto di Matteo Vinci

Sei sono gli esponenti del clan Mancuso fermati per l'omicidio di Matteo Vinci, a causa della contesa per un appezzamento di terra.

Il Nucleo investigativo di Vibo Valentia e gli agenti del Ros hanno eseguito sei provvedimenti di fermo nei confronti di alcuni esponenti della famiglia Mancuso, uno dei più importanti clan della ‘ndrangheta calabrese. La polizia locale e l’antimafia proseguono le indagini sulla morte di Matteo Vinci, ex rappresentante farmaceutico e candidato alle elezioni comunali ucciso il 9 aprile a Limbadi, nell’entroterra vibonese. L’uomo è morto in seguito all’esplosione di una bomba sotto la sua auto.

Bomba a Limbadi

Il 9 aprile la cittadina di Limbadi è stata teatro dell’ennesima morte per mano della ‘ndrangheta. La vittima è Matteo Vinci, cittadino del vibonese che, dopo una carriera come rappresentante farmaceutico, aveva deciso di presentarsi alle elezioni comunali. Ma la sua ascesa politica e la sua vita sono state stroncate da una bomba piazzata sotto la sua auto. Gli inquirenti hanno subito capito che l’esplosione non è stata causata da un danno strutturale della Ford Fiesta, ma da un ordigno. Secondo l’autopsia, la detonazione ha spezzato le gambe di Vinci, impedendo all’uomo di allontanarsi dall’auto e dalle fiamme. Accanto a lui, era seduto il padre Francesco Vinci. L’uomo è riuscito a salvarsi e a chiamare i soccorsi, ma per i danni riportati è stato immediatamente ricoverato al centro grandi ustionati di Palermo.

Sei fermi per i Mancuso

Le indagini della polizia hanno da subito seguito la pista della ‘ndrangheta. Limbadi e tutto il vibonese sono infatti territorio controllato dalla potente ‘ndrina (famiglia) dei Mancuso, il clan malavitoso attorno al quale orbitano tutti gli ‘ndranghetisti della zona. Ma la famiglia ha una forte influenza anche sui clan che controllano il territorio di Reggio Calabria (come i Pesce di Rosarno) e di Crotone (gli Arena di Isola Capo Rizzuto). Noti sono inoltre i contatti con le famiglie mafiose di Cosa Nostra e la loro infiltrazione anche nel Nord Italia.

Sembra che Matteo Vinci e il padre non siano mai stati personalmente coinvolti in affari di mafia, ma il loro nome era finito sulla lista nera dei Mancuso per via di una questione di terra. I Vinci infatti possiedono un campo a Cervolaro che confina con quello di proprietà di Sara Mancuso, sorella del boss. La ‘ndrina puntava ad appropriarsi del terreno dei Vinci, ma senza riuscirci. Nel novembre 2017, Francesco era stato ferito con un’arma da taglio in una colluttazione per cui erano stati arrestati sia lui che la stessa Sara Mancuso. Immediato il rilascio, ma da quel momento la Direzione distrettuale antimafia ha preso atto della tensione tra le due famiglie.

Un’escalation di violenza che ha portato alla bomba piazzata sotto l’auto di Matteo. Sul caso indagano i carabinieri di Vibo Valentia e la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. Tra le sei persone fermate dalla polizia, sembra che ci siano sia i mandanti che gli esecutori dell’omicidio del 9 aprile.