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Bongiorno: è giusto che chi sta in casa spari per difendersi

Giulia Bongiorno

Giulia Bongiorno, eletta al Senato con la Lega, ribadisce che la legittima difesa armata "è giusta" per chi si ritrova un estraneo in casa.

Giulia Bongiorno difende il disegno di legge presentato dalla Lega che punta ad una legittima difesa armata. Il ministro della Pubblica amministrazione ribadisce infatti come sia “giusto” secondo lei che “chi sta dentro casa nell’incertezza possa difendersi anche sparando”. Il rischio però è che si vada a legittimare in questo modo reati come l’omicidio.

Giulia Bongiorno: giusto sparare

“Si pensa che siccome la Lega è dura e pura allora siamo tutti fascisti e razzisti. Io mi sento vicina ai valori della Lega, ricordo che non sono iscritta al partito, perché credo sia un momento in cui servono ordine e regole. Da qui al razzismo stiamo parlando di un altro mondo” chiarisce una volta per tutte Giulia Bongiorno.

Intervenuta nel salotto di Agorà su Rai3, il ministro della Pubblica amministrazione ne approfitta anche per ribadire che tra questi punti fermi deve esserci anche la legittima difesa armata. “Quando parliamo di legittima difesa dobbiamo entrare in un’ottica” spiega. “Lei si immagini uno che vive da solo e sente dei passi ha la freddezza per fare un’indagine notturna e capire se chi cammina lo fa per rubare un oggettino o per uccidere?” domanda quindi.

“Secondo me quindi è giusto che chi sta dentro casa ha il diritto di sparare. Nell‘incertezza può difendersi. Quello che io dico è che chiunque in casa altrui per rubare o per uccidere ne accetta le conseguenze” chiarisce quindi l’avvocato.

Legittimazione dell’omicidio

Non la pensa allo stesso modo il presidente dell’Associazione nazionale magistrati. Qualche giorno fa Francesco Minisci ha denunciato infatti che quello del governo è un disegno di legge di cui “non avevamo bisogno e che può essere molto rischioso”. Il ddl “rischierebbe addirittura di legittimare reati gravissimi, fino all’omicidio” avvertiva. “Non si può prescindere dal principio della proporzionalità fra offesa e difesa e dalla valutazione, caso per caso, del giudice: – chiariva il numero uno dell’Anm – se un soggetto minaccia di schiaffeggiarmi o di sottrarmi un bene, io non posso reagire sparandogli; se, da fuori casa, vedo un tizio che si arrampica sul mio balcone, non posso essere autorizzato a sparargli”.