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Bonomi: “Con la crisi Russia-Ucraina 400 milioni di ore di cassa integrazione”

Il presidente di Confindustria Carlo Bonomi

La fosca ma realistica previsione da Viale dell'Astronomia per bocca di Bonomi: “Con la crisi Russia-Ucraina 400 milioni di ore di cassa integrazione”

In una franca intervista a Repubblica Carlo Bonomi lo ha detto molto chiaramente: “Con la crisi Russia-Ucraina si rischiano 400 milioni di ore di cassa integrazione”. Il presidente di Confindustria lancia l’allarme ed accusa l’assenza di una strategia energetica ed una ripresa economica che già da settembre 2021 aveva iniziato a frenare. Ma attenzione, le guerra ha accelerato il processo, non lo ha determinato, quindi i guai dell’Italia che produce per Viale dell’Astronomia sono endemici. Ha detto Bonomi: “La frenata della ripresa economica è cominciata a settembre, la mancanza di una strategia di politica energetica risale a decenni fa, e ci sono riforme che aspettano da trent’anni. Ora abbiamo bisogno di interventi radicali”.

Il rischio: 400 milioni di ore di cassa integrazione

E ancora, secondo il presidente di Confindustria: “Le acciaierie hanno cominciato a sospendere la produzione, presto toccherà anche ai settori della ceramica e delle cartiere. Sono stop temporanei. Ma i prezzi insostenibili creano un effetto domino che può portare il sistema industriale nel suo complesso a chiedere 400 milioni di ore di cassa integrazione. Una cifra enorme, che avanziamo non per allarmismo, ma per generare consapevolezza”. Si, ma dove intervenire?

Cambiare radicalmente il mix energetico

A parere di Bonomi “il mix energetico deve cambiare, non possiamo dipendere in maniera così elevata dal gas russo. Bene ha fatto l’Europa a mettere un tetto al prezzo del gas, per tutelare imprese e famiglie dalle follie dei prezzi attuali. In Europa, inoltre, bisogna proporre la sospensione straordinaria del mercato Ets, che attualmente finisce per penalizzare l’industria italiana che è più decarbonizzata di quella tedesca”. E in chiosa: “Va rivisto il criterio del prezzo orario dell’energia elettrica, che oggi si stabilisce secondo il costo più elevato di chi la conferisce con enormi premi a chi ha costi più bassi, come gli impianti da fonti rinnovabili”.