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Brasile, incendio devasta museo di Rio: "200 anni perduti"

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Incendio devasta Museo Nazionale di Rio de Janeiro. Nelle sue sale in cranio di Luzia

L’istituzione fondata nel 1818 dal re Giovanni VI conservava le più antiche e importanti collezioni del Brasile con oltre 20 milioni di pezzi di valore. L’incendio avvenuto domenica 2 agosto 2018 ha devastato la struttura e distrutto le opere di inestimabile valore conservate al suo interno. Il rogo non ha causato vittime. L’incidente è iniziato intorno alle 19.30 ora locale mentre il museo era chiuso al pubblico. Ancora sconosciuta l’origine del focolaio. “Oggi è un giorno tragico per il Brasile. Sono andati persi duecento anni di lavoro, ricerca e conoscenza”, ha dichiarato il presidente Michel Temer in un comunicato stampa.

Distrutto il Museo Nazionale di Rio

Le immagini aeree mostrano il maestoso edificio, situato nella parte settentrionale di Rio de Janeiro, devastato da enormi fiamme. L’immediato intervento dei pompieri poco ha potuto fare per riequilibrare la situazione. L’incendio “è una tragedia per la cultura”, ha detto a TV Globo il direttore del Museo storico nazionale, Paulo Knauss.

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Il sito web del museo illustra le opere presenti nell’edificio. Vanta una collezione egizia, un’altra di arte e manufatti greco-romani e raccolte di paleontologia. Si ricorda lo scheletro di un dinosauro trovato nella regione di Minas Gerais, ma anche il più antico fossile umano risalente a 12.000 anni fa scoperto in Brasile, noto come “Luzia”.

Rinvenuti nel 1974 a Lagoa Santa, i resti ossei appartengono ad una donna morta all’età di 20-25 anni e che fu una delle prime abitanti del Brasile. Nelle vetrine del museo era esposto non solo il cranio di “Luzia”, ma anche una ricostituzione del suo volto che rivelava tratti somatici simili ai neri africani e agli aborigeni australiani. A suo tempo la scoperta di tale scheletro spinse gli studiosi a correggere le principali teorie sul popolamento delle Americhe e a porre il reperto fra i “maggiori tesori archeologici” brasiliani. “200 anni di lavoro sono andati perduti”, ha ricordato il presidente.