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Brescia, cadavere trovato nelle acque del lago di Garda

Carabinieri al lavoro sul "giallo del lago"

Brescia, cadavere trovato nelle acque del lago di Garda a San Felice di Benaco: il corpo è stato rinvenuto in stato di decomposizione da un passante

Macabro e drammatico ritrovamento nella serata del 14 novembre in provincia di Brescia, dove è stato trovato un cadavere nelle acque del lago di Garda. Il ritrovamento è avvenuto ad opera di un passante nelle ore serali sulla sponda bresciana del lago, in territorio di San Felice di Benaco

Cadavere trovato nelle acque del lago: è in avanzato stato di decomposizione

Le scarne notizie finora pervenute dicono che si tratterebbe di un corpo in avanzato stato di decomposizione e sottoposto dall’azione dell’acqua a parziale “saponificazione”. Il cadavere pare appartenga ad una donna e da questo punto di vista i Carabinieri della territoriale, allertati subito dopo il ritrovamento e giunti sul posto con un gruppo di volontari, stanno effettuando riscontri mirati

C’è anche la “pista Tonoli” nelle indagini sul cadavere trovato nelle acque del lago

Perché? Perché proprio nella zona del ritrovamento, quella di San Felice, due settimane fa una donna era scomparsa. Si tratta della 43enne Paolo Taonli, che aveva fatto perdere all’improvviso ogni traccia ed innescato ricerche e preoccupazione dei cari. La Tonoli è la madre di un 20enne morto l’estate scorsa. Si tratta solo di congetture, ma è esattamente quello che stanno cercando di escludere i militari al lavoro sul corpo individuato sulle sponde del lago. 

Attesa per gli esami sull’identità del cadavere trovato nelle acque del lago

Cioè che quel cadavere sia di una donna che invece di essere vittima di un incidente possa avere deciso un gesto estremo sulla scorta di un vissuto recente tragico. Tuttavia vi sarebbero elementi oggettivi che pare spingano gli inquirenti ad escludere che possa trattarsi della Tonoli: la donna, scomparsa il 27 ottobre, avrebbe effettuato operazioni bancomat recenti, mentre il cadavere rinvenuto indicherebbe una morte avvenuta prima dei prelievi e delle segnalazioni. Non è il caso di fare congetture e “forzare” le indagini sul possibile utilizzo da parte di terzi del dispositivo di prelievo, anche perché a breve l’esito della ricognizione cadaverica dovrebbe fugare ogni dubbio e risolvere almeno in parte il “giallo del lago”.