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Brexit, tre anni dopo il sondaggio è un plebiscito: netta maggioranza contro l'uscita dall'Ue

Brexit

Secondo l'ultimo sondaggio la 'Bregret' sta prendendo piede tra chi aveva votato per la Brexit: 57% delle persone è favorevole al rientro

Tre anni dopo il giorno in cui il Regno Unito abbandonò definitivamente l’Ue c’è poco da festeggiare: l’ultimo sondaggio evidenzia che ormai la ‘Bregret’ sta prendendo piede tra chi aveva votato per la Brexit

Tre anni di Brexit

Oggi ricade l’anniversario del giorno in cui il Regno Unito abbandonò definitivamente l’Ue dopo il verdetto del referendum del 2016. Ma c’è poco da festeggiare. Questi tre anni  forse non avranno generato tutte le calamità economiche e sociali che prevedevano i più pessimisti ma  di sicuro non hanno generato i benefici previsti dai più convinti.

Inflazione e scioperi

In questi tre anni del resto, la pandemia e la crisi seguita alla guerra in Ucraina, hanno determinato una serie di variabili che hanno mischiato le carte in tavola ma il caos politico e tutta una serie di problemi economici determinati da quella scelta, sono un dato di fatto inconfutabile. In un certo modo certificato dai scioperi di domani primo febbraio:  sarà la giornata di maggiori scioperi da un decennio. Oltre mezzo milione di lavoratori si asterranno dal lavoro.

Il sondaggio

La  cosiddetta “Bregret” – gioco di parole tra ‘Brexit’ e ‘Regret’ (rimpianto) sta prendendo sempre  piede in Gran Bretagna:  secondo gli ultimi sondaggi il pentimento oramai  dilaga.

Come riporta oggi ‘The Guardian’ il sondaggista John Curtice afferma che il 57% delle persone è favorevole al rientro, con solo il 43% a restare fuori, mentre il 49% pensa che la Brexit indebolisca l’economia.

 “Ma è avventato immaginare che anche un vantaggio di 14 punti significhi vincere un referendum pro-UE” – sottolinea il quotidiano britannico ” sappiamo cosa fanno i referendum. Inoltre, l’egocentrica Gran Bretagna dimentica che Bruxelles, con una guerra alle porte e i propri problemi economici, potrebbe evitare ulteriori negoziati con il Regno Unito”.