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Brusca, Luciano Traina: "L'ho arrestato io, non lo perdono. Non ha detto tutto ciò che sa"

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Luciano Traina, fratello dell'agente Claudio: "Ho arrestato io Brusca, non lo perdono. Non ha detto tutto quello che sa".

Luciano Traina, fratello di Claudio, uno degli agenti morti con il giudice Paolo Borsellino nella tristemente nota strage di via D’Amelio, ha parlato di Giovanni Brusca. Il boss è tornato libero dopo venticinque anni di carcere. Traina ha dichiarato di averlo arrestato lui e di non poterlo perdonare, poiché non avrebbe detto tutto ciò che sa realmente. Tramite dichiarazioni riportate da Repubblica, l’ex poliziotto della squadra mobile di Palermo ha spiegato: “Non potrò mai dimenticare lo sguardo di Giovanni Brusca quella sera del 20 maggio 1996, mentre facevamo irruzione nella villetta di Cannatello, ad Agrigento. Era al telefono, chissà quale altro ordine stava dando. Non l’ho mai perdonato”. 

Brusca, Luciano Traina: “Non ha detto tutto quello che sa”

Giovanni Brusca, nel corso del tempo, ha collaborato con la giustizia, contribuendo a svelare diversi misteri riguardanti le stragi. A Luciano Traina è stato dunque chiesto perché non lo ha perdonato. La risposta dell’ex agente è stata: “Perché credo che non abbia detto tutto quello che sa. Non ha parlato dei veri mandanti delle stragi, non ha parlato dei complici importanti all’interno dello Stato. E, adesso, sono amareggiato per la sua scarcerazione”. 

Brusca, Luciano Traina: “Venticinque anni sono davvero pochi”

Giovanni Brusca ha terminato di scontare la sua pena, così come stabilito secondo la norma dei collaboratori di giustizia. Luciano Traina però non è d’accordo con tale disposizione: “Ma venticinque anni sono davvero pochi per un uomo che ha confessato centocinquanta omicidi”. Traina ha ammesso che Brusca qualcosa lo ha reso noto, ma la sua pena non sarebbe mai dovuta finire a suo avviso. Un “fine pena mai” ha proseguito Traina, è stato già inflitto a coloro che hanno perso degli affetti. 

Brusca, Luciano Traina: “L’ergastolo ostativo cade a pezzi”

Luciano Traina ha parlato anche dell’ergastolo ostativo e di come “tutto il resto del lavoro del dottore Falcone cade a pezzi, mentre le commemorazioni continuano imperterrite”. L’ex agente ha poi ricordato dell’arresto di Brusca. Quella sera lui si trovava assieme ad altri nove colleghi in un furgone, mentre aspettavano il via libera per l’irruzione. Quando Brusca arrivò, Traina e gli altri agenti scavalcarono la recinzione: “Io fui il primo a entrare nell’abitazione, attraverso la finestra della cucina: lui era in pantaloncini e a torso nudo. Mi aspettavo di trovare un omone, e invece mi ritrovai davanti un uomo minuto. Ci siamo guardati negli occhi per una frazione di secondo. Poi, i colleghi lo hanno scaraventato per terra e lo hanno ammanettato”.