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Budd Dwyer: il suicidio in diretta del politico, condannato per reati mai commessi

In diretta TV

Le foto del suicidio in diretta televisiva durante una conferenza stampa di Robert “Budd” Dwyer dopo essere stato massacrato dalla stampa e condannato falsamente dalla giustizia.

La storia

Un attimo prima di spararsi

Qualcuno forse ricorderà il politico americano repubblicano Robert “Budd” Dwyer, che la mattina del 22 gennaio del 1987, durante una conferenza stampa che aveva convocato a Harrisburg, capitale della Pennsylvania – città importante durante la Guerra di Secessione e ricordata anche per un incidente nucleare avvenuto tra il 1918 e il 1919 -, si sparò in bocca in diretta televisiva dopo essere stato ingiustamente attaccato dalla stampa e condannato dalla giustizia con le accuse di corruzione, frode ed associazione a delinquere. Ciò avrebbe potuto significare dover trascorrere 55 anni di vita dietro le sbarre e pagare 300.000 dollari di multa, per il 47enne che era stato uno dei principali membri del Partito Repubblicano, della Camera dei rappresentati (dal 1965 al 1970) e del Senato (dal ’70 all’’80), e poi tesoriere dello Stato della Pennsylvania – carica che ricopriva quando si suicidò pubblicamente durante conferenza stampa in cui era sì previsto che ribadisse la propria innocenza, ma anche che rassegnasse le proprie dimissioni, vista la situazione in cui si trovava, e considerato il fatto che la sua richiesta di “perdono” presidenziale da parte di Ronald Reagan, non fosse stata accolta “poiché il processo era ancora in corso” –. La condanna nei confronti di Dwyer avrebbe dovuto essere emessa il giorno successivo alla sua morte.

Pochi istanti prima di uccidersi, egli aveva accusato i giornalisti di aver manipolato la sua vicenda giudiziaria, facendolo apparire come un criminale senza scrupoli. Quando l’uomo estrasse da una busta gialla il revolver 357 magnum che avrebbe poi usato su se stesso, nella sala si scatenò il panico nel timore che egli volesse compiere una strage, invece non era affatto così. Egli ordinò forse con una punta sarcasmo: “per favore lasciate la stanza se questo vi potrà turbare” (“Please leave the room if this will offend you”) e “Questo creerà dolore a qualcuno” (“This will hurt someone”), ma non diede ascolto a coloro che, una volta comprese le sue vere intenzioni, gli gridavano di non premere il grilletto. Più tardi sarebbe emersa la sua vera innocenza. Le foto e il video integrale del suicidio, circolano ancora oggi anche sulla rete.

Il drammatico discorso scritto

La morte di Robert "Budd" Dwyer

Dwyer aveva pure scritto un drammatico discorso per quel giorno, un discorso in cui lanciava un durissimo atto d’accusa: “(Ci sono persone che) sanno che sono innocente e vogliono aiutarmi, ma in questa nazione, la più grande democrazia del mondo (sic), non c’è niente che possano fare per evitare che io venga punito per un crimine che sanno che non ho commesso”; affermava che il giudice era famoso per le sue “sentenze medievali” e che aveva intenzione di punire lui in modo esemplare come “deterrente per altri pubblici ufficiali”. “Ma ciò – spiegava Dwyer – non sarebbe un deterrente (sic) perché ogni pubblico ufficiale che mi conosce sa che sono innocente. Non sarebbe una punizione legittima perché non ho fatto niente di sbagliato. Giacchè sono vittima di persecuzione politica, la mia prigione sarebbe semplicemente un gulag americano”, con ovvio riferimento a campi di detenzione dell’Unione Sovietica osteggiata dagli USA.