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Cagliari, protesta migranti: no a impronte digitali

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Cagliari si è trasformata, in settimana, nel teatro di una protesta non violenta, ma di certo estesa, da parte di più di duecento migranti scesi in piazza contro l’obbligo di lasciarsi prendere le impronte digitali. I mediatori della polizia hanno tentato in tutti i modi di calmare la situazione...

Cagliari si è trasformata, in settimana, nel teatro di una protesta non violenta, ma di certo estesa, da parte di più di duecento migranti scesi in piazza contro l’obbligo di lasciarsi prendere le impronte digitali. I mediatori della polizia hanno tentato in tutti i modi di calmare la situazione, ma gli uomini sono rimasti irremovibili. Il no alle impronte trova giustificazione nel timore che la conseguente schedatura implichi l’obbligo di permanenza in Italia e, quindi, l’impossibilità di ricongiungimento con altri parenti o amici in diversi paesi europei. In realtà, l’attuale meccanismo di ricollocamento – per quanto attuato – non riguarda i ricongiungimenti familiari, che restano sempre consentiti anche a seguito di schedatura identificativa.
Immediate le reazioni politiche, fra cui quella di Salvatore Deidda di Fratelli d’Italia, secondo il quale quanto avvenuto a Cagliari rappresenta “la prova certificata del fallimento del modello di accoglienza promosso dal governo Renzi”, con “260 immigrati scaricati nel centro della città”, che “non vogliono essere identificati” e creano “disordini”: “se vengono in pace”, ha detto Deidda, “non vedo perché non dovrebbero farsi prendere le impronte digitali”.