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Camilla Canepa, le indagini rivelano: “Fu dimessa con piastrine basse e senza terapia”

AstraZeneca

Le indagini sul decesso di Camilla Canepa proseguono e hanno permesso di scoprire che la ragazza fu dimessa con piastrine basse e senza terapia.

Le indagini relative alla prematura e drammatica morte di Camilla Canepa, la 18enne di Sestri Levante deceduta pochi giorni dopo aver ricevuto la prima dose del vaccino prodotto contro il coronavirus da AstraZeneca durante un Open Day, continuano e sembrano rivelare particolari inediti e sconvolgenti in merito al periodo della sua degenza ospedaliera.

Camilla Canepa, le indagini rivelano: “Fu dimessa con piastrine basse e senza terapia”

In relazione alle informazioni recentemente notificate, le indagini inerenti al caso della studentessa di 18 anni, Camilla Canepa, morta dopo essere stata vaccinata con il siero AstraZeneca si stanno concentrando sulle circostanze che hanno caratterizzato la permanenza della ragazza presso l’ospedale di Lavagna.

Nella giornata di giovedì 3 giugno, Camilla Canepa si era recata per la prima volta presso il nosocomio di Lavagna prima di essere spostata al Policlinico San Martino di Genova. In questa circostanza, la 18enne è stata inizialmente ricoverata nella struttura sanitaria di Lavagna, per poi essere dimessa nella giornata di venerdì 4 giugno, dopo una sola notte di osservazione e nonostante i valori delle piastrine fossero ancora considerevolmente bassi.

Camilla Canepa, le indagini: i dubbi degli investigatori dei Nas

Quanto avvenuto all’ospedale di Lavagna, ha fatto insorgere svariati dubbi negli investigatori dei Nas, guidati dai pm Francesca Rocambolà e Stefano Puppo, coadiuvati dal procuratore aggiunto Francesco Pinto. Le forze dell’ordine, infatti, stanno ipotizzando che i medici di Lavagna non abbiano, in realtà, somministrato alcun tipo di terapia alla 18enne, contrariamente a quanto previsto dai protocolli sanitari esistenti.

In considerazione delle linee guida Aifa, diramate lo scorso 26 maggio, ad esempio, viene specificato che, in caso di piastrinopenia sviluppata in seguito alla ricezione del vaccino anti-Covid, i pazienti debbano necessariamente essere sottoposti a un trattamento a base di steroidi e immunoglobine.

Le perplessità degli inquirenti, tuttavia, non riguardano esclusivamente la patologia della quale soffriva la ragazza, già smentita comunque dalla famiglia, ma si estendono anche alla Tac effettuata da Camilla Canepa.

La 18enne ha eseguito l’esame dopo la trombosi ma è emerso che la Tac è stata condotta senza liquido di contrastoandando nuovamente contro le indicazioni fornite dall’Aifa in caso di soggetti affetti da trombosi dopo il vaccino.

 

Camilla Canepa, le indagini: il protocollo sanitario dell’Aifa

Il documento diffuso dall’Aifa nella giornata del 26 maggio è incentrato sul tema delle “complicanze tromboemboliche post-vaccinazione anti Covid 19 con Vaxzevria-AstraZeneca” ed è composto da 11 pagine, nelle quali si legge quanto segue: “Nel sospetto di trombosi dei seni venosi cerebrali l’esame di prima scelta è oggi l’angio-Tac, indicando al medico neuroradiologo il medesimo sospetto clinico così da poter studiare correttamente, con il mezzo di contrasto, i distretti venosi”.

Una simile procedura, però, non sarebbe stata seguita.

Al momento, l’indagine per omicidio colposo continua a essere rivolta verso ignoti ma non si esclude che, con il procedere delle verifiche, nelle prossime settimane si possa decidere di procedere con l’invio di avvisi di garanzia.