> > Camilleri: "Salvini ha stesso consenso che aveva Mussolini"

Camilleri: "Salvini ha stesso consenso che aveva Mussolini"

andrea camilleri

Lo scrittore Andrea Camilleri, in una lunga intervista a La Repubblica, confessa: "non riconosco più gli italiani".

“Questo è davvero un brutto passaggio nella storia italiana che temo non abbia paragoni con altri periodi”, afferma lo scrittore Andrea Camilleri, intervistato dal quotidiano La Repubblica. Tutte le parole, pronunciate dal creatore del commissario Montalbano al quotidiano nazionale, sono incentrate sull’attualità, sui suoi temi più complessi e controversi. “A 93 anni, a un passo dalla morte, mi trovo a lasciare a nipoti e pronipoti un’Italia che non mi aspettavo di lasciare in eredità. I miei uomini politici si chiamavano De Gasperi, Togliatti, Nenni. Avevano un preciso concetto dello Stato e di quello che si poteva fare del paese”, dice Camilleri. Lo scrittore precisa di non essere un uomo che nutre rimpianti per il passato, non lo idealizza. Eppure “non riconosco più gli italiani”. Camilleri puntualizza: ciò che maggiormente nota è una comunità che sta vivendo un’involuzione rispetto ai decenni precedenti. L’ Italia odierna sembra “un paese che torna indietro, come i gamberi. E’ come se avesse iniziato a procedere in senso inverso- spiega lo scrittore- smarrendo le importanti conquiste sociali che aveva realizzato in passato”. Un’inclinazione crescente, ravvisata da Camilleri e che lo preoccupa, è la “paura dell’altro”. I migranti, afferma lo scrittore, “sono persone che scappano dalle guerre o che cercano lavoro altrove. Non capisco la suddivisione che viene fatta in Europa tra una condizione e l’altra: io non vedo alcuna differenza”. Lo scrittore 92enne avverte che le conseguenze del “continuare a giocare sulle paura dell’altro” possono essere imprevedibili: “un gioco pericolosissimo. Chi semina vento finisce col raccogliere tempesta. E oggi si sta seminando troppo vento”.

“Il fascismo è un bacillo mutante”

Andrea Camilleri è nato nel 1925. Ha vissuto quasi i primi vent’anni della sua vita sotto il regime fascista. Lo scrittore conserva nitidi ricordi di quel periodo e, pur non amando facili analogie con il passato, alcune ombre affiorano. “Non voglio fare paragoni- afferma Camilleri- ma intorno alle posizioni estremiste di Salvini avverto lo stesso consenso che a dodici anni, nel 1937, sentivo intorno a Mussolini. Ed è un brutto consenso perché fa venire alla luce il lato peggiore degli italiani, quello che abbiamo sempre nascosto”. Camilleri contestualizza la sua affermazione, citando un articolo scritto da Herbert Matthews su Mercurio, dopo la Liberazione. Il giornalista sosteneva che il fascismo era ben lungi dall’essere morto insieme a Benito Mussolini perché “è un bacillo mutante che può prendere forme diverse”. “All’epoca pensai: ma questo è pazzo!- rammenta lo scrittore a La Repubblica– Oggi devo riconoscere che aveva visto giusto. Il virus è mutante. E noi non abbiamo voluto liberarcene fino in fondo”. Tra ciò che nuota sott’acqua per salire alla superficie, quando le condizioni lo consentono, c’è “il razzismo. Noi ci siamo riparati dietro all’immagine stereotipata di ‘italiani brava gente’, ma non è sempre stato così, specie nell’Africa Orientale”. La discriminazione non riguarda solo culture diverse, considerate lontane, perché “ricordo ancora quelle scritte che mi accoglievano a Torino negli anni Sessanta, quando andavo a lavorare nella sede Rai: ‘Non si affittano case ai meridionali'”. Matteo Salvini ha risposto alle parole dello scrittore usando Twitter: “Eccolo! I suoi libri mi piacciono parecchio, i suoi insulti meno”.