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Cantanti castrati, una moda che nel Settecento faceva operare 4000 bambini all'anno

cantanti castrati

Il fenomeno dei cantanti castrati portò all'evirazione di circa 4000 bambini all'anno nel XVII secolo, soprattutto se erano poveri

Nella storia della musica erano detti castrati i cantanti maschi che avevano dovuto subire la castrazione prima della pubertà. Lo scopo di questa operazione era quello di mantenere la voce acuta anche in età adulta. Con la maturità sessuale, infatti, sia gli uomini che le donne cambiano la propria voce. Ma negli uomini la modificazione è molto più evidente, determinando un cambiamento notevole di timbro ed estensione.

Il termine castrato, per il significato poco raffinato che poteva assumere, fu spesso sostituito da altri sinonimi, come cantori evirati, musici o soprani naturali. I cantanti castrati divennero in alcuni casi dei veri e propri fenomeni da spettacolo. Venivano impiegati da numerosi operisti e compositori soprattutto nel XVII e XVIII secolo, fino al XIX secolo. La castrazione cadde poi in disuso e nel Novecento venne vietata anche dalla Chiesa, dove tale pratica era fino a quel momento sopravvissuta.

Tra i più celebri cantanti castrati del periodo aureo si ricorda Carlo Broschi, in arte Farinelli. A lui sono stati anche dedicati in tempi moderni numerosi libri e alcuni film.

Gli effetti spesso tragici della castrazione

La castrazione, che in passato veniva praticata con modalità e tecniche differenti, poteva avere dei rischi, a volte persino fatali. Questo era dovuto sia per le scarse condizioni igieniche, sia per le poche conoscenze mediche e chirurgiche. Effettuata prima della pubertà, la castrazione non permetteva di raggiungere una normale maturità sessuale. Di conseguenza, la laringe e l’estensione vocale erano in gran parte mantenute rispetto al periodo della preadolescenza.

I giovani castrati destinati al canto conseguivano prestazioni virtuosistiche eccezionali. La massima diffusione dei castrati avvenne in parallelo allo sviluppo della vocalità del periodo barocco, il cui repertorio richiedeva grandi abilità vocali. Molte caratteristiche degli eunuchi le possedevano anche i cantanti di sesso maschile, che potevano interpretare alcune parti acute in falsetto con voce virile nel registro di petto. I castrati furono perciò detti soprani naturali, ovvero uomini la cui voce acuta era la condizione normale. Si parlava invece di soprani artificiali nel caso di uomini che cantavano con voce artefatta in falsetto.

Cantanti castrati: la moda portò alla evirazione di oltre 400o bambini all’anno

I cantanti castrati ebbero grande successo in Italia nel corso del XV e del XVI secolo. Questo fenomeno di gran moda portò alla castrazione di circa 4000 bambini all’anno, soprattutto provenenti da famiglie povere che speravano di poter dare loro un futuro. I bambini erano venduti agli imprenditore, che poi li mandavano a scuola. Qui i fanciulli venivano sottoposti a insegnamenti musicali ad alta intensità, che li rendevano pronti alle scene in poco tempo. L’intervento, come abbiamo visto non privo di complicazioni, spesso portava i bambini alla morte o all’invalidità a vita. Il rischio, però, valeva il tentativo di poter vedere diventare famoso il proprio figlio, soprattutto se proveniente da famiglie disagiate economicamente. Senesino, ad esempio, fu un cantante castrato che mantenne la propria famiglia grazie alla sua collaborazione con il noto compositore Georg Handel.