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Cartello con scritto "bambino sporco": genitori adottivi condannati a un anno e otto mesi

Cartello con scritto "bimbo sporco": genitori adottivi condannati a un anno e otto mesi

Una coppia di genitori adottivi è stata condannata per vessazioni ai danni del figlio. Il piccolo costretto a indossare la scritta: "Sono un bambino sporco"

Avevano addirittura costretto il figlio adottivo a indossare la scritta “Sono un bambino sporco“. Questo è l’ultimo di una serie dei gesti riprovevoli che una coppia di genitori ha compiuto ai danni del figlio adottivo.

Il tribunale di Torino ha condannato a un 1 anno e 8 mesi di reclusione la coppia accusata di maltrattare il figlio adottivo. L’accusa del pm Francesco Pelosi non lascia dubbi: la condotta dei due genitori nei confronti del minore è stata caratterizzata negli ultimi anni da continue vessazioni psicofisiche.

Mentre i difensori della coppia annunciano che impugneranno la sentenza e chiederanno immediatamente ricorso, intanto l’accusa incalza. Il pm Pelosi durante il processo a gran voce aveva dichiarato: “Non si è trattato di un singolo episodio, di un singolo insulto, di una doccia fredda e delle mutande infilate in bocca per punirlo della pipì a letto. Ma di maltrattamenti continui”. Il giudice Antonio De Marchi ha anche condannato la coppia a una provvisionale di 20mila euro.

Maltrattamenti continui

Il giovane adottato dalla coppia che oggi ha 17enne è stato momentaneamente affidato alle cure di una comunità. Secondo quanto rivelato dall’accusa, il ragazzo originario dell’Ucraina avrebbe dovuto quindi subire le angherie dei genitori adottivi per anni prima di potersi ribellare. Ora che la coppia è stata arrestata, il figlio adottivo potrà ricostruirsi un futuro lontano dai genitori che lo hanno vessato lungamente costringendolo ad atti infamanti come quello di dover indossare una maglietta con la scritta “Sono un bambino sporco”.

L’avvocato Anna Ronfani che difende invece la coppia con il legale Valerio D’Atri ribatte: “Questa è una storia di un fallimento adottivo, non di violenze in famiglia”. La difesa tiene quindi a precisare che non si tratterebbe di violenza familiare quella esercitata dai genitori di Torino nei confronti del figlio adottivo, bensì che si dovrebbe addurre la colpa delle continue pressioni psicofisiche a un sostanziale fallimento del programma di adozione. Insomma, una combinazione sbagliata tra coppia genitoriale ospitante e figlio adottato.