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Caso Costa Concordia, Schettino: "Sono stato lasciato solo come capro espiatorio"

Caso Costa Concordia Schettino

Il caso della Costa Concordia non è ancora concluso con Schettino che si dichiara essere il capro espiatorio di una situazione più complessa.

Tra qualche giorno, il 13 gennaio, saranno dieci anni dal naufragio della Costa Concordia, la nave da crociera sulla quale morirono 32 persone di fronte all’isola del Giglio. Per il caso in questione venne condannato a 16 anni di reclusione per omicidio colposo plurimo, naufragio colposo, lesioni colpose plurime, abbandono della nave e false comunicazioni, il comandante della nave Francesco Schettino.

Caso Costa Concordia, il pensiero di Schettino

Proprio Schettino, che in carcere a Rebibbia continua a definirsi il capro espiatorio di questa vicenda, ha rivelato alla Stampa di essere in attesa della decisione della Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo per la revisione del suo processo. Intanto, avendo già scontato un terzo della pena, il prossimo maggio l’ex capitano della Concordia potrà chiedere di ricevere delle misure alternative alla prigione.

Schettino e il caso della Costa Concordia

Dal carcare di Rebibbia emerge che Schettino sarebbe un detenuto modello, che con ansia aspetterebbe gli incontri con la figlia Rossella. Si sentirebbe un capro espiatorio, dato in pasto alla stampa a seguito della vicenda che sconvolse l’Italia e lasciato solo quando c’erano da prendere delle decisioni importanti.

Il caso Schettino e Costa Concordia

Per Francesco Schettino oltre ai 16 anni di reclusione era arrivata anche la condanna a pagare un risarcimento di 1,5 milioni di euro al Ministero dell’ambiente, 1 milione alla Presidenza del Consiglio dei ministri, 500.000 euro ai ministeri della Difesa, delle Infrastrutture, dell’Interno e alla Protezione Civile. Previsto poi anche il versamento di 300mila euro al Comune del Giglio.