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Caso Regeni, legale della famiglia in arresto scomparso per 15 giorni

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Ibrahim Metwaly, legale della famiglia Regeni, è stato arrestato dalle autorità egiziane. Così si spiega la sua improvvisa scomparsa. Domenica, l'avvocato avrebbe dovuto tenere un discorso a Ginevra sui diritti umani.

Legale Regeni arrestato da autorità egiziane

Il consulente legale della famiglia di Giulio Regeni a Il Cairo, Ibrahim Metwaly, è stato arrestato e posto in custodia cautelare per due settimane. Lo afferma una Ong egiziana. “E’ stata conclusa l’indagine nei confronti dell’avvocato per aver pubblicato notizie false. E’ stato portato in un carcere di massima sicurezza”, ha precisato il Coordinamento egiziano dei diritti e le libertà.

L’organizzazione ha inoltre precisato che a disporre la carcerazione preventiva per Metwaly è stata la Procura della Sicurezza di Stato egiziana. Assieme ad altre cinque Ong, l’Ecrf ha chiesto alle autorità di “svelare la sorte del legale e di liberarlo immediatamente”.

La fiducia e l’ottimismo di Paolo Gentiloni

“La ragion di Stato non può prevalere sulla ricerca della verità”. Lo ha promesso il nostro presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni. Ieri, il premier ha a lungo parlato al Copasir, circa due ore e mezzo. Gentiloni ha toccato tutti i dossier della sicurezza nazionale, dalla Libia ai migranti, al terrorismo (“attenzione alta, ma nessuna evidenza”). Scovare la verità sull’uccisione di Giulio Regeni “è un dovere di Stato”, ha spiegato Gentiloni difendendo la decisione di inviare a Il Cairo l’ambasciatore Giampaolo Cantini, che si insedierà questo giovedì proprio con il fermo mandato di “cercare di ottenere la massima collaborazione da parte delle autorità egiziane”. Ma non sarà un compito semplice.

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Il volo per Ginevra

L’avvocato Ibrahim Metwaly, 53 anni, una delle persone che fisicamente avevano diffuso la notizia di alcune pratiche del regime egiziano, tristemente ben note in Italia, è stato fermato all’aeroporto del Cairo, mentre saliva su un volo per Ginevra. Era stato invitato nella città svizzera per relazionare al consiglio dei diritti umani sulla situazione in Egitto.

“Metwaly avrebbe dovuto parlare, tra le altre cose, di suo figlio Omar, sparito nel 2013 e anche di quanto accaduto in Egitto a Giulio Regeni “, dichiarano dall’Ecrf. “Ibrahim – aggiungono sull’argomento- sembra essere sparito nel nulla. Dopo il suo arresto, per accuse che chiaramente non ci sono assolutamente note, non abbiamo saputo più nulla. E per questo siamo molto preoccupati per quanto può accadere”.

Censura del regime egiziano

Che Sisi e il suo governo abbiano nuovamente alzato il tiro contro chi si occupa di tutela di diritti umani era, d’altronde, evidente da giorni. Dopo la pubblicazione da parte di Human Rights Watch di un altro rapporto-denuncia sull’uso sistematico della forze e della tortura da parte dei servizi di sicurezza egiziani, era partito l’ordine di censurare anche questo sito al fine di rendere clandestina la ricerca.

Si tratta in questo caso di ben 63 pagine, dove vengono raccolte testimonianze di detenuti e familiari di scomparsi che narrano disperate di come “la polizia e i funzionari della Sicurezza nazionale usano regolarmente la tortura nei loro interrogatori per costringere presunti dissidenti a confessare o divulgare informazioni “.

“Quel rapporto è pieno di calunnie“, hanno ribattuto i funzionari del governo egiziano. Che comunque hanno riservato anche ad altri lo stesso trattamento di Ecrf e Human Rights: da maggio il governo egiziano ha bloccato 420 siti web e agenzie di informazione, come il giornale on line Mada Masr o i media indipendenti, da Al Jazeera all’Huffington Post Arabic.