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Caso Sana Cheema: il padre confessa di averla uccisa

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Il padre di Sana Cheema ha confessato di avere ucciso la figlia. Ad annunciarlo sono stati i media pakistani. L'uomo rischia ora la pena di morte.

Svolta nel caso di Sana Cheema, la ragazza bresciana-pakistana morta il 18 aprile 2018. Il padre Ghulam Mustafa, in stato di arresto, confessa di averla uccisa. A rivelarlo sono i media pakistani, dopo che gli inquirenti e il medico legale che ha effettuato l’autopsia sul corpo della 25enne hanno confermato la morte per soffocamento. Il padre, il fratello e lo zio della giovane rischiano ora la pena di morte.

Sana Cheema: l’ha uccisa il padre

Il caso della morte di Sana Cheema ha subito una svolta. Come sospettavano molti conoscenti e amici della ragazza, deceduta in Pakistan il 18 aprile 2018, la sua morte non è avvenuta per cause naturali come era stato inizialmente segnalato. I media pakistani hanno infatti annunciato che il padre di Sana, detenuto nel Paese di origine, ha ammesso di avere ucciso la 25enne insieme al figlio, Adnan Mustafa, e al fratello, Mazhar Iqbal. La confessione è giunta dopo l’autopsia eseguita sul corpo della giovane, che aveva rivelato che il collo di Sana era stato spezzato. La ragazza, quindi, è morta per strangolamento.

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Gli inquirenti sono giunti a scoprire il movente dell’omicidio senza troppe difficoltà, anche grazie alle testimonianze di vari membri della comunità pakistana a Brescia (dove la ragazza viveva da anni) e degli amici della 25enne. Sana, che nel settembre 2017 aveva ottenuto la cittadinanza italiana, si era rifiutata di accettare il matrimonio combinato organizzato dalla famiglia. Ghulam Mustafa, provvisto della cittadinanza italiana, avrebbe quindi strangolato la figlia perché si sarebbe ribellata alla volontà paterna e non avrebbe tollerato di sposarsi con il parente designato dai genitori. La ragazza, che si era recata con la famiglia nel Paese di origine, è stata uccisa poche ore prima del ritorno in Italia. Proprio in seguito alle segnalazioni della comunità pakistana di Brescia, le forze dell’ordine italiane avevano dato il via alle indagini per scoprire la verità sul decesso di Sana. Le autorità pakistane avevano poi disposto l’arresto per il padre, il fratello e lo zio. I tre sono stati accusati di omicidio e rischiano l’ergastolo, se non la pena di morte.

Jabran Fazal, presidente dell’Associazione culturale Pak Brescia, si è detto sconvolto. Circondato dagli amici di Sana, ha affermato che sarà organizzata una manifestazione di solidarietà e in ricordo della giovane vittima di un delitto d’onore. “Chi ha ucciso deve pagare, chi ha sbagliato deve essere perseguito” ha dichiarato Fazal. “Nessuno pensi che approviamo questo orrore, la comunità pakistana del Bresciano non può essere condannata per il comportamento sbagliato di una persona, di una famiglia”.