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Cassazione: obbligo per i migranti di adeguarsi al paese ospitante

Cassazione

Cassazione chiarisce che gli immigrati devono adeguarsi alle leggi del Paese ospitante. Tutti devono conformarsi ai principi di riferimento di una nazione.

Cassazione si esprime in merito alla posizione degli immigrati, che come tali sono chiamati ad aderire alle norme del Paese che li ospita.

Lo spunto per questo tipo di intervento e decisione della Cassazione è dato da un episodio che ha visto coinvolto un indiano sikh, il quale avrebbe voluto girare in pubblico con un coltello sacro, così come i precetti della sua religione di appartenenza avrebbero voluto.

E’ un caso, questo discusso dalla Suprema Corte, che farà sicuramente discutere, ma che al contempo trova il suo fondamento su un principio semplice, che la saggezza popolare porterebbe a sintetizzare con la perifrasi “Paese che vai, usanze che trovi”.

Secondo la Cassazione, infatti, l’aderire a propri tratti culturali non può voler dire infrangere coscientemente le regole o le norme di un Paese ospitante, così come appunto avvenuto per l’indiano di origini sikh.

Sintetizzando, se in una determinata nazione portare un coltello vuol dire minacciare la sicurezza pubblica, allora questa usanza o precetto non può essere tollerata.

Per la Cassazione, anche fatto salvo quanto previsto dal secondo articolo della Costituzione italiana (che favorisce il multiculturalismo ed il così detto “pluralismo sociale”), non possono realizzarsi condizioni di conflitto con il Diritto del Paese ospitante.

L’epilogo della vicenda che ha riguardato in questo caso l’indiano di origini sikh, sta nell’ammenda comminata allo stesso dal Tribunale di Mantova di ben 2000 Euro. Il malcapitato nel marzo del 2013, del resto, usciva di casa a Goito, cittadina in provincia di Mantova, con un coltello la cui lunghezza si avvicinava ai 20 centimetri.

La linea di difesa adottata dall’indiano si incentrava in sede di dibattito sul fatto che il coltello, così pure come turbante indossato nella stessa circostanza, costituivano segni della propria religione, e che entrambi dovevano essere indossati.

La Cassazione, evidentemente, non ha ritenuto le motivazioni addotte dall’indiano sufficienti per evitargli la sostanziosa condanna pecuniaria, aprendo così la strada, c’è da supporre, ad altre notizia come questa.