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Cassazione: sei ubriaca? Allora lo stupro è senza aggravante

Cassazione

I giudici della Suprema Corte hanno stabilito che se la vittima di uno stupro ha abusato volontariamente di alcolici non può esserci aggravante.

Una “sentenza che ci riporta indietro di decenni”. Sia a sinistra che a destra non è piaciuta la decisione presa dalla Cassazione su una sentenza di stupro. I giudici della Corte Suprema, infatti, hanno stabilito che non può essere contestata l’aggravante se la vittima aveva deciso volontariamente di eccedere con l’alcool. “È una sentenza che rischia di vanificare anni di battaglie” denuncia Alessia Rotta del PD. Le fa eco Annagrazia Calabria di Forza Italia: “E’ sconcertante”.

Cassazione sull’ubriacatura volontaria

Farà sicuramente discutere la recente sentenza della Cassazione che ha stabilito come in caso di stupro non può essere contestata l’aggravante se la vittima ha abusato volontariamente di alcolici. Nel confermare la condanna a tre anni di carcere nei confronti di due persone, pena emessa dalla Corte d’Appello di Torino per violenza sessuale su una donna, la Terza sezione penale ha annullato con rinvio la pronuncia sull’aggravante.

Secondo i giudici della Suprema Corte, infatti, “si deve rilevare che l’assunzione volontaria dell’alcool esclude la sussistenza dell’aggravante” poiché anche se “la norma prevede l’uso di armi o di sostanze alcoliche, narcotiche o stupefacenti (o di altri strumenti o sostanze gravemente lesivi della salute della persona offesa)” queste devono “essere necessariamente strumentale alla violenza sessuale”. Per la Cassazione, quindi, “deve essere il soggetto attivo del reato che usa l’alcool per la violenza, somministrandolo alla vittima”. Invece, proseguono i giudici, “l’uso volontario, incide si’, come visto, sulla valutazione del valido consenso, ma non anche sulla sussistenza dell’aggravante”.

Il caso

La vicenda risale al 2009. Due uomini e una ragazza avevano deciso di cenare assieme a casa, e nel corso della serata la donna ha bevuto troppo vino tanto da “non riuscire ad autodeterminarsi” come si sottolinea nella sentenza. I due hanno quindi portato l’amica in camera da letto dove hanno abusato di lei. La donna, poiché ubriaca, non ricorda pienamente l’accaduto e quando si reca al pronto soccorso descrive in modo confuso ciò che lei ritiene essere stata una violenza sessuale.

In primo grado, nel 2011, i due sono stati assolti proprio perché la donna non era stata riconosciuta attendibile. Sentenza ribaltata però in Appello, nel 2017. I giudici infatti hanno letto sotto un’altra luce il referto del pronto soccorso, nel quale i medici avevano evidenziato leggeri segni di resistenza da parte della donna. Da qui la condanna con l’aggravante.

La Cassazione ha confermato che c’è “violenza sessuale di gruppo con abuso delle condizioni di inferiorità psichica o fisica”. Questo perché anche se la vittima ha assunto alcol volontariamente fino ad essere completamente ubriaca ciò le ha impedito di esprimere un “valido consenso” in quanto di fatto “in uno stato in infermità psichica”. Al contrario, viene chiarito, “l’assunzione volontaria di alcol esclude la sussistenza dell’aggravante”.

Le prime reazioni

Alessia Rotta, vicepresidente vicaria dei deputati PD, denuncia che tale pronunciamento “ci riporta indietro di decenni”. “Era il 1999 quando i giudici della Corte di Cassazione sentenziavano che se la vittima porta i jeans non può essere stupro, poi nel 2006 riconoscevano le attenuanti per la ‘minore gravità del fatto’ perché la ragazza di 14 anni violentata dal patrigno non era più ‘illibata’. – ricorda – Oggi come allora si trovano attenuanti, come l’aver bevuto volontariamente, a un reato tanto odioso quanto grave”.

“È una sentenza che rischia di vanificare anni di battaglie. – osserva l’esponente dem – La violenza fisica e psicologica è difficile da superare e altrettanto da denunciare. Sentenze come questa non aiutano le donne nel loro percorso”. Duro anche il commento di Annagrazia Calabria di Forza Italia: “Lascia sconcertati la decisione della Cassazione di negare l’aggravante nel caso in cui la vittima di uno stupro abbia abusato di alcool”.

“Far passare anche solo lontanamente l’idea che approfittare della mancanza di pieno autocontrollo da parte di una donna non sia un comportamento da punire in maniera ancora più dura è un passo indietro nella cultura del rispetto e nella punizione di un gesto ignobile e gravissimo quale è lo stupro” sottolinea infatti la parlamentare azzurra.