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Cassazione: sequestro dei conti della Lega ovunque siano

Sì al sequestro dei conti della Lega

La sentenza prevede il sequestro di somme depositate anche dopo il decreto del 4 settembre 2017. Salvini parla di processo politico.

La Cassazione ha accolto il ricorso del pm di Genova e ha stabilito che venga sequestrato denaro preso dai conti della Lega ovunque venga ritrovato, fino a raggiungere i 49 milioni di euro che il partito ha sottratto illegalmente allo Stato tra il 2008 e il 2010. Per la truffa sono stati condannati nel 2017 l’ex leader leghista Umberto Bossi e l’ex tesoriere del Carroccio, Francesco Belsito. L’avvocato della Lega, Giovanni Ponti, protesta contro il sequestro delle somme “depositande”. Matteo Salvini parla di processo politico su “soldi che io non ho mai visto”.

Lega, la decisione della Cassazione

Fino ad ora, solo un milione e mezzo di euro è stato sequestrato dalle casse della Lega, a fronte dei 49 milioni che il partito deve restituire allo Stato. Per recuperare i soldi mancanti, la corte di Cassazione ha stabilito che vengano eseguiti dei sequestri a tappeto su tutti i conti del Carroccio, compresi libretti di risparmio, depositi e conti bancari. La sentenza implica che la Guardia di Finanza potrà eseguire sequestri anche su somme depositate dalla Lega in momenti successivi al 4 settembre 2017, data dell’emissione del decreto di sequestro, senza dover necessariamente ricorrere a un nuovo procedimento legale.

Il legale del Carroccio

Giovanni Politi, il legale rappresentante della Lega, ha espresso dissenso nei confronti della sentenza della Cassazione. Secondo Politi, il tribunale non può approvare la confisca di somme non presenti sui conti leghisti “al momento dell’esecuzione del sequestro”. Ne consegue “l’inammissibilità delle richieste del pm di procedere anche al sequestro delle somme depositande“. Solo in caso di processo di appello, il pm potrebbe chiedere l’eventuale confisca di somme future.

La Cassazione ha risposto sottolineando che le somme attualmente presenti sui conti del partito potrebbero non essere state rilevate al momento del decreto di settembre “per una impossibilità transitoria o reversibile”. Se la Guardia di Finanza non fosse abilitata alla confisca delle somme attuali e future, “la funzione cautelare del sequestro potrebbe essere facilmente elusa durante il tempo occorrente per il loro compimento”.

“Processo politico”

Giulio Centemero, amministratore del Carroccio, ha dichiarato: “Siamo stupiti di apprendere dalle agenzie, prima ancora che dalla Cassazione, le motivazioni della sentenza per cui dovrebbe proseguire il sequestro relativo a 48 milioni di euro di rimborsi elettorali”. Il deputato leghista ha poi lasciato intendere che quello contro il partito sia un processo politico. “Forse l’efficacia dell’azione di governo della Lega dà fastidio a qualcuno, ma non ci fermeranno certo così”, ha affermato Centemero.

L’amministratore ha sottolineato la “totale trasparenza e onestà con cui abbiamo gestito il movimento con bilanci da anni certificati da società esterne” e la presenza in cassa di “solo poche lire in cassa visti i sequestri già effettuati”. Ha concluso dichiarando che il partito è pronto a “portare in monetine da 10 centesimi al tribunale di Genova tutto quello che abbiamo raccolto come offerte da pensionati, studenti e operai durante il raduno di Pontida“.

Le parole di Salvini

Anche il leader leghista Matteo Salvini ha criticato la sentenza della Cassazione, durante il programma In onda su La7. Il vicepremier ha reso noto che gli avvocati del partito stanno preparando decine di querele contro chi “parla a sproposito di soldi rubati dalla Lega”. Sulla stessa linea di Centemero, Salvini ha parlato di un ingiusto processo politico: “Quei 49 milioni di euro non ci sono, posso fare una colletta, ma è un processo politico che riguarda fatti di dieci anni fa su soldi che io non ho mai visto”.

La truffa

Il caso verte su una serie di rendiconti irregolari presentati dalla Lega al Parlamento tra il 2008 e il 2010, al fine di ottenere fondi pubblici. Tali fondi sarebbero poi stati utilizzati in modo illecito, prevalentemente per scopi personali della famiglia Bossi, che ai tempi costituiva la leadership del Carroccio.

A luglio 2017, il tribunale ha condannato l’ex leader del partito Umberto Bossi a 2 anni e 6 mesi. Condanna di 4 anni e 10 mesi per Francesco Belsito, l’ex tesoriere del Carroccio che, insieme agli imprenditori Paolo Scala e Stefano Bonet, è stato accusato di aver depositato a Cipro e in Tanzania parte dei soldi ottenuti illecitamente.