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Catalogna, possibile referendum sull'indipendenza il 1° ottobre

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La Catalogna fa sul serio, malgrado il divieto di Madrid sul referendum secessionista, oggi il Presidente catalano Carles Puigdemont ha lanciato  l'ultima sfida allo stato spagnolo annunciando che il referendum sull'indipendenza della Catalogna sarà convocato il primo ottobre. Ai catalani sarà ch...

La Catalogna fa sul serio, malgrado il divieto di Madrid sul referendum secessionista, oggi il Presidente catalano Carles Puigdemont ha lanciato l’ultima sfida allo stato spagnolo annunciando che il referendum sull’indipendenza della Catalogna sarà convocato il primo ottobre. Ai catalani sarà chiesto, ha detto, se vogliono che la Catalogna sia “uno Stato indipendente sotto forma di Repubblica”.

Referendum anticostituzionale

Al netto delle dichiarazioni di Puigdemont, Madrid continua con l’ostracismo. Il premier conservatore spagnolo Mariano Rajoy, infatti, ha definito “illegale ” e “anticostituzionale” il referendum catalano, affermando che ne impedirà lo svolgimento.

Puigdemont ha annunciato in forma solenne la data della convocazione del referendum nella sede della Generalità catalana, circondato da tutto il governo e dai deputati indipendentisti che hanno la maggioranza assoluta nel Parlamento di Barcellona. Per ora non è stato firmato alcun atto ufficiale per evitare che Madrid faccia immediatamente ricorso alla Corte costituzionale spagnola per bloccare la convocazione e chiedere misure contro i dirigenti catalani. Puigdemont ha accusato il governo di Madrid di non avere dato alcuna risposta positiva alle offerte di negoziato da parte della Catalogna.

Referendum, la bozza “segreta”

Verso la fine del mese scorso, il quotidiano spagnolo El Paìs aveva insinuato che il governo regionale catalano, aveva già preparato la bozza di una legge, tenuta segreta, che prevedeva la dichiarazione unilaterale di indipendenza dalla Spagna anche nel caso in cui non fosse possibile realizzare un referendum concordato con Madrid. Una bozza che conteneva anche una Costituzione provvisoria che entrerebbe in vigore immediatamente nel caso in cui il governo spagnolo impedisse la celebrazione consensuale del referendum secessionista previsto, appunto, per la fine di settembre o l’inizio di ottobre. Dichiarazioni subito smentite dal gruppo di “Junt pel Sì“, la coalizione nazionalista al governo.

Catalogna, la sfida al governo di Madrid

Per ora non è stato firmato alcun atto ufficiale per evitare che Madrid faccia immediatamente ricorso alla Corte costituzionale spagnola per bloccare la convocazione e chiedere misure contro i dirigenti catalani.

Puigdemont ha accusato il governo di Madrid di non avere dato alcuna risposta positiva alle offerte di negoziato da parte della Catalogna. Il ‘President’ ha fatto risalire l’aggravamento del conflitto con la Spagna alla sentenza della corte costituzionale di Madrid di 7 anni fa che aveva bocciato lo “statuto catalano” votato dai parlamenti di Madrid e Barcellona e approvato con un referendum dalla popolazione catalana. Da allora “tutte le nostre proposte sono state respinte”, ha detto, e da Madrid è giunta “una lunga serie di no

Referendum, la bocciatura del 2014

Nel 2014 ci fu il primo tentativo da parte del governo catalano di proporre un referendum di autodeterminazione in Catalogna.

La data e la domanda scelte per il referendum erano state ufficialmente annunciate dal presidente della Generalitat di Catalogna Artur Mas, il 12 dicembre 2013 con il sostegno dei partiti parlamentari di Convergenza Democratica di Catalogna, Sinistra Repubblicana di Catalogna, Unione Democratica di Catalogna, Iniziativa per la Catalogna Verdi, Sinistra Unita e Alternativa e Candidatura di Unità Popolare, per un totale di 87 dei 135 membri del Parlamento della Catalogna.

Il 25 marzo 2014 il tribunale costituzionale spagnolo dichiarò l’illegittimità del progetto di referendum. L’8 aprile, anche il parlamento spagnolo ha respinto la richiesta referendaria con 299 voti contrari (PP, PSOE, UPyD, UPN e Foro Asturias) contro 47 favorevoli (CiU, La Sinistra Pluralista, PNV, BNG, Amaiur, ERC, Compromís e Geroa Bai), e un astenuto (NC-CC).

Adesso, a distanza di tre anni, la Catalogna dimostra di non essersi ancora arresa.