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Catalogna, indipendentisti vincenti e pronti a governare

Catalogna

In Catalogna vincono le liste indipendentiste conquistando la maggioranza assoluta, ma il primo partito catalano è l'unionista Ciudadanos.

I risultati delle elezioni svoltesi ieri in Catalogna parlano chiaro. Lo schieramento formato dai tre partiti (JxCat, Erc, Cup) indipendentisti ha a conquistato la maggioranza assoluta in parlamento. Gli indipendentisti hanno conseguito il 48% dei voti. Ciò gli ha fruttato 70 seggi sui 135 totali della Camera. Al 43% con 57 seggi totali, la coalizione dei partiti unionisti (Cs, Psc e Pp). Il partito di Rajoy si piazza all’ultimo posto con un tasso bassissimo di preferenze. Restando invece sulle preferenze, il primo partito catalano è l’unionista Ciudados, con conquista da solo 37 seggi, forte di 950mila preferenze.

I catalani scelgano nuovamente l’opzione indipendentista, assestando un sono schiaffo in faccia a Rajoy. Malgrado questa vittoria indipendentista, potrebbero comunque sorgere problemi nella futura governance della regione. Non si prospetta un futuro troppo roseo dal punto di vista politico. A conferma di ciò, l’indice della Borsa Ibex 35 apre al ribasso le contrattazioni con un indice di 1,5%. Forte della vittoria, si spera che Puigdemont torni in Catalogna per guidare il paese. Attualmente in stato di auto-esilio in Belgio, rischia il carcere (30 anni per sedizione e ribellione) se metterà piede in Spagna. Puigdemont chiede che alla Catalogna venga restituito il suo legittimo governo, regolarmente eletto. Chiede inoltre che tutti i prigionieri politici catalani, detenuti nelle carceri spagnole, vengano liberati.

Catalogna

I due principali partiti indipendentisti (JxCat e Erc) si uniranno per formare un governo quanto più stabile che possa governare il Paese. La portavoce di JxCat, Elsa Artadi, ha dichiarato la necessità che Puigdemont torni al più presto in Spagna per essere eletto presidente della Catalogna. Uno schiaffo fortissimo per il governo madrileno che è rimasto a guardare la regione scivolargli via dalle mani malgrado i provvedimenti presi negli ultimi due mesi. A poco è servito l’attivazione delle procedure legate all’articolo 155 della Costituzione come misura di emergenza. Possibilmente ha solo rafforzato la volontà dei catalani di staccarsi dallo stato spagnolo. Una bruciante sconfitta, resa ancor più caustica dalla massiccia affluenza ai seggi per le votazione. Si è infatti registrato nel corso della giornata di ieri l’affluenza del 82% della popolazione votante. Cifra che sembra confermare la legittimità e il consenso popolare di cui Puigdemont gode al momento.

Malgrado la vittoria, i membri del precedente governo restano al momento in carcere o in esilio all’estero. Su costoro il governo spagnolo non sembra intenzionato a cedere neanche di un passo. Resteranno in carcere quelli catturati, anche se eletti e vincenti alle elezioni politiche. Un atto che sicuramente inciderà nelle procedure per la formazione dell‘Assemblea catalana. Questa infatti dovrà essere pronta ad aprire i lavori entro il 23 Gennaio 2018. Fatto ciò si procederà all’elezione del Presidente della Catalogna entro il 10 di Febbraio. Questo al momento il programma istituzionale che si vorrebbe rispettare. Non troppo semplice a dire il vero dato l’attuale stato d’arresto di parte dei canditati eletti. Se infatti non si giungerà a una formazione dell’assemblea entro Aprile si rischiano nuove elezioni per Maggio.

Un passo storico

La vittoria di queste elezioni in Catalogna segna, nel bene e nel male, un passo storico per la regione spagnola. Una sconfitta del centrismo spagnolo. “Un record che nessuno può contestare“, avrebbe detto in conferenza stampa lo stesso Puigdemont che dal Belgio ha seguito le elezioni. Una sconfitta dello stato spagnolo, della monarchia e dell’articolo 155. Ha poi commentato a caldo il risultato definendolo una restituzione e una rettificazione della democrazia in Catalogna. Ci si aspetta che adesso lo sconfitto, Rajoy, mantenga la promessa al patto e restituisca alla regione il suo legittimo governo. Una decisione che rispetterebbe la volontà popolare. Ci si chiede se davvero lo farà però. Al momento non sono chiare le intenzioni di Mariano Rajoy nei confronti della regione autonoma catalana.

I numeri

Il JxCat dell’esule Puigdemont ha conquistato ben 34 seggi (è il secondo partito dopo Ciudadanos). Si piazza così davanti ai colleghi indipendentisti di Erc (guidato dall’imprigionato Junqueras) con 32 seggi. Ultimi della formazione indipendentista il Cup, che prende solo 4 seggi. Completamente diverso per peso e numeri invece l’opposto schieramento degli unionisti. Primi, come dicevamo, gli uomini di Ciudadanos di Albert Rivera che sembra aver tolto gran parte dei voti dal partito di Rajoy. Conquistano ben 37 seggi da soli. Nello schieramento unionista seguono secondi i socialisti di Iceta che conquistano ben 17 posti. Ultimi gli uomini di Rajoy, guidati da Albiol che crollano con un misero 4%, conquistano appena 4 posti (contro gli 11 detenuti prima delle elezioni).La sconfitta di Albiol suona come un gravissimo campanello di allarme per Rajoy.

I voti incassati dagli indipendentisti sono il 48%, contro il 43,2% conquistato duramente dai partiti di parte unionista. L’affluenza è stata delle più alte mai registrate nella recente storia elettorale della regione.