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Catania, via i bambini migranti dalla piscina: "Li vogliamo lontani dai nostri figli"

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A Catania dei bambini migranti sono stati fatti allontanare dalla piscina in cui si trovavano in quanto una donna ha ammesso di volerli lontano dai nostri figli.

Un brutto episodio di razzismo è avvenuto in provincia di Catania verso alcuni bambini. I bambini migranti si trovano in una struttura di accoglienza a Ramacca, in provincia di Catania, quando una donna, non gradendo la loro presenza in acqua, ha deciso di cacciarli dalla struttura privata.
La donna, inoltre, avrebbe chiesto il permesso ai titolari della struttura, i quali non ne sapevano nulla, di stabilire dei giorni specifici in cui possono recarsi i bambini migranti in modo da non interagire con gli altri bambini.

Ovviamente è stato un episodio e un fatto terribile per il quale lo stesso Salvo Barcellona, amministratore della cooperativa che si occupa di dare alloggio ai minori non accompagnati, ha preso voce in merito. Salvo Barcellona ha detto:”È un episodio increscioso, non si può fomentare odio verso i ragazzini perché hanno un colore di pelle diverso. Tra l’altro non hanno mai avuto un comportamento poco idoneo tale da suscitare nervosismi”. Gli stessi bambini, capendo che la loro presenza non era gradita, hanno detto: Qui non ci vogliono, andiamo via per favore” e i piccoli insieme agli accompagnatori sono andati via dalla struttura.

Il post di Salvo Barcellona

Salvo Barcellona, amministratore della cooperativa, si dice indignato e affida a Facebook il seguente post:
(Tengo a precisare che nessun soggetto appartenente all’organizzazione ed all’amministrazione “Blanco” ha la responsabilità per l’accaduto)

Cara signora, apprendo da poche ore del suo gesto increscioso e discriminante messo in atto all’interno della piscina, presso il locale “Blanco” – Ramacca.
Lei si è permessa di fare uscire tutti i bambini dalla piscina solo perché sono arrivati i minori ospiti (stranieri) della mia comunità.
Lei si è permessa di chiedere ai proprietari di stabilire dei giorni appositi affinché aver accesso i miei ragazzi, evitando la co-presenza con i ragazzi ramacchesi
Ebbene. Io le dico che questi comportamenti hanno determinato nei cuori dei miei ragazzi un sentimento di non accettazione, un sentimento di delusione, di mancata integrazione tale da costringere i miei ragazzi a dire: Qui non ci vogliono e chiedere all’educatore di rientrare in struttura, abbandonando quel giorno che doveva essere di svago, ricco di gioia e felicità.
Le chiedo: se qualcuno si comportasse così con i suoi figli?
Avevo pensato di fare nome e cognome, così da farla profondamente vergognare a tal punto di evitare qualsiasi contatto con la società ramacchese.
Successivamente, dopo aver realizzato che solo una persona affetta da gravi squilibri mentali potesse tenere un così squallido comportamento, ho deciso di AVVISARLA inviandole un messaggio ben preciso: Non si permetta mai più di trattare con così tanto sdegno dei ragazzini, solo perché hanno un colore diverso della pelle. Mi aspetto comunque delle scuse. Mi aspetto che lei si rechi presso una delle mie strutture e che chieda perdono per aver infranto la felicità di quei ragazzini che già da sé vivono momenti così difficili, lontano dai propri affetti, senza prospettive future, nella speranza di trovare una società che li accolga e che li possa rendere uomini, quali essi sono.