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Cause crollo ponte Morandi: rottura strallo o mensola

Roberto Ferrazza

Rottura degli stralli o cedimento delle mensole. Sono queste le possibili cause del crollo del ponte Morandi, come anticipa Roberto Ferrazza.

Il provveditore alle opere pubbliche per Liguria Roberto Ferrazza è stato nominato dal Ministero dei Trasporti presidente della Commissione d’inchiesta che dovrà far luce sulle cause del crollo del ponte Morandi a Genova. Dopo un sopralluogo sulle macerie, l’architetto anticipa: “Si può ricostruire con sufficiente certezza la dinamica del crollo. – aggiungendo – Ci sono possibili concause del cedimento”.

Ferrazza: dinamica del crollo è certa

“I rilievi topografici che sono stati eseguiti sul posizionamento delle macerie, valutata quella che è la dinamica e le forze fisiche in campo, riescono a ricostruire con sufficiente certezza la dinamica del crollo e quindi che cosa abbia ceduto per primo” assicura il presidente della Commissione d’inchiesta del Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture Roberto Ferrazza. Nella giornata di domenica 19 agosto 2018, infatti, Ferrazza ha effettuato un sopralluogo dove è crollato il ponte Morandi.

Ai microfoni di Rainews24, l’architetto e provveditore alle opere pubbliche per Liguria, Piemonte e Valle d’Aosta spiega quindi che “la rottura può essere stata determinata sia a monte, dal cedimento di uno strallo (il tirante d’acciaio, ndr), sia per un comportamento anomalo della trave”.

Ma anche dal “possibile cedimento di uno degli apparecchi di appoggio,” aggiunge. “Lì (sul ponte Morandi, ndr) ci sono delle mensole che tengono. – chiarisce infatti Ferrazza – Gli stralli tengono la trave ma gli impalcati a loro volta sono portati dagli stralli attraverso delle mensole, quindi anche una eventuale rottura di una mensola può aver fatto girare l’impalcato e sovraccaricato lo strallo”.

Le possibili cause

Roberto Ferrazza quindi sottolinea che “probabilmente le cause” del crollo del ponte Morandi a Genova “sono riconducibili a questi due fenomeni: o ha ceduto l’appoggio o ha ceduto lo strallo”. Alla domanda su come sia stato possibile che sia accaduto questo, l’architetto precisa che bisogna pensare “ad una concomitanza di fattori“. “Quindi – puntualizza – pensiamo ad un invecchiamento dei materiali, ad un traffico quadruplo rispetto alle stime di progetto, a effetti di inquinamento locale che possono aver aggredito” la struttura.

Ferrazza assicura che “le veriche ci sono, sono state eseguite”, spiegando infine: “Quando trimestralmente si va a percorrere i singoli tratti è per verificare che non ci siano campanelli d’allarme, cioè increspature nell’asfalto, segnali bruschi di distacco dei giunti lungo la strada”. Evidentemente, il campanello d’allarme non è suonato in tempo.

Il conflitto d’interessi

In queste ore però su Roberto Ferrazza cala l’ombra del possibile conflitto di interessi. Ferrazza è stato scelto dal ministro dei Trasporti pentastellato Danilo Toninelli come presidente della Commissione d’inchiesta che dovrà fare luce sulle cause del crollo del ponte Morandi di Genova, che ha causato 41 morti accertate. L’architetto, però, viene indicato dai media come colui che avrebbe approvato il progetto esecutivo del maxi appalto di Autostrade per l’Italia per i lavori ponte Morandi, sembra pianificati dalla società fuori tempo massimo.

Al Secolo XIX Ferrazza puntualizza: “Pretendo che i passaggi della vicenda siano chiari. A ottobre 2017, il Politecnico di Milano presenta una relazione, su richiesta di Autostrade, in cui dopo aver seguito una serie di sollecitazioni esterne evidenzia lo stato degli stralli“. “La società a dicembre prepara il progetto esecutivo che viene inviato a Roma. – chiarisce quindi – Lo studio è rimandato dal ministero al Provveditorato della Liguria per l’approvazione”.

“È a quel punto che io e altri 4 relatori diamo un parere sostanzialmente favorevole. – precisa – E sempre in quel frangente, dopo l’iter di autorizzazioni, Autostrade bandisce la gara e a ottobre 2018 dovevano cominciare i lavori”.