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Cento anni fa nasceva Margherita Hack, l’astrofisica che credeva nell’uomo

Margherita Hack

Una donna che aveva scelto di guardare il cielo invece di crederci: cento anni fa nasceva Margherita Hack, l’astrofisica che credeva nell’uomo

Cento anni fa nasceva Margherita Hack, l’astrofisica che non credeva in Dio ma credeva nell’uomo e nella possibilità che quest’ultimo vivesse secondo una precisa rotta etica. Il 12 giugno del 1922 al mondo venne una persone che a forza di guardare le stelle divenne una di loro, una vera “star” anche se schiva e a volte ruvida. La Hack era nata a Firenze ed è considerata “una delle menti più brillanti di cui la comunità scientifica italiana abbia avuto l’onore di fregiarsi”. 

Cento anni fa nasceva Margherita Hack

Per una serie di segni del destino di cui lei rideva la Hack nacque in Via delle Cento Stelle, nel quartiere Campo di Marte, e portando un cognome che in inglese dà significato a quella sua “ruvidezza” che poi a ben vedere era solo una franchezza senza i filtri dell’ipocrisia. Margherita Hack era troppo occupata a studiare il cielo per porsi il problema di chi eventualmente lo governasse e non ebbe mai “pendenze” con la fede e la religione. Questo la rese libera e scomoda, libera e brava, libera e a volte sola, ma forte come una roccia. Libera perché sapeva ridere.

Scienza, divulgazione ed ironia toscana

Fu la prima donna a dirigere l’Osservatorio astronomico di Trieste. Era vegetariana, amante dei gatti, divulgatrice brillante e paladina dei diritti civili. Per la signora Hack è pronta una statua a Milano, la “prima dedicata a una scienziata sul suolo pubblico in Italia”. I media ci spiegano che “durante la Seconda Guerra Mondiale aveva mosso i primi passi da astrofisica all’Osservatorio di Arcetri, sulla stessa collina dove trascorse gli ultimi anni della sua vita Galileo Galilei”. La signora Hack, che ha avuto nella sua straordinaria dedizione la sua scoperta più grande, se n’era andata il 29 giugno 2013, ma di lei resta una letteratura sterminata di acume, arguzia e scienza pura e divulgata al contempo. Quella stessa scienza che con le prime osservazioni nell’ultravioletto le schiuse davanti una finestra sul cielo che lei guardava e da cui oggi ci guarda. E probabilmente ride.