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Changing Difference - A Modena, mostra fotografica Hot

Mostra - Changing Difference, Galleria Civica di Modena

Alla Galleria Civica di Modena, fino al 27 gennaio 2013, tre mostre simultanee a cura di Lorenzo Fusi, immergeranno lo spettatore in uno spazio Hot. L’esposizione, che prende il nome di Changing Difference, mette in mostra le foto di  Peter Hujar, Mark Morrisroe e Jack Smith. Tre prestigiosi a...

Alla Galleria Civica di Modena, fino al 27 gennaio 2013, tre mostre simultanee a cura di Lorenzo Fusi, immergeranno lo spettatore in uno spazio Hot. Mostra - Changing Difference, Galleria Civica di ModenaL’esposizione, che prende il nome di Changing Difference, mette in mostra le foto di Peter Hujar, Mark Morrisroe e Jack Smith. Tre prestigiosi artisti – registi della cultura underground USA, attivi dagli anni ‘60 alla fine degli anni ‘80.Mostra - Changing Difference, Galleria Civica di Modena Ci troveremo davanti ad un inconsueto percorso di immagini in cui tutte le intimità compaiono tra corpi transgenici, atteggiamenti omosessuali e scambievolezze bsx .
Foto audaci che hanno l’intenzione di non escludere nulla, nelle quali in talune è evidenziato anche il senso della malattia e della morte.
Le fotografie, connesse le une alle altre, si potenziano reciprocamente mediante aspetti psicologici e sociali.
È una mostra che si presuppone di abbattere il clima odierno, contrassegnato dall’indifferenza del dolore altrui e dal rifiuto da ciò che è diverso da noi.
Peter, Mark e Jack sono stati i primi a manifestare negli anni ’60 il desiderio di abbattere, cancellare l’idea di una realtà, che oggi vibra più che mai, nella quale l’essere umano per esistere e far parte di un nucleo deve essere catalogato ed etichettato mediante la determinazione di tratti ben definiti, quali anche quelli genitali.Mark Morrisroe - Sindy, 1982
Peter Hujar - Daniel Schook, 1981Gli artisti demoliscono, attraverso le loro foto, questa specie di processo logistico che, percepito come una contaminazione dell’identità, è capace di allontanarci dall’essere realmente noi stessi. Corpi anoressici in mostra diventano la negazione di questa etichettatura. La costituzione fisica magrissima ricopre un ruolo fortemente ambiguo, le differenze sessuali sembrano sparire, dando luogo a un corpo unisex. Non si capisce se ci troviamo davanti all’immagine di un uomo o di una donna. Non è importante, ciò che conta per questi artisti è l’individuo in sé e quello che sente di essere e di trasmettere agli altri, aldilà della propria sessualità.
La mostra è arricchita anche da grandi schermi che trasmettono parti, a sfondo pornografico, dei loro film sperimentali B-Jack Smith - Flaming Creatures, 1963. Courtesy: The Film-Makers Movie. Nelle scene, colme di corpi indistinti immersi nel piacere sessuale, non traspare nessuna tensione emotiva. Il soggetto, spogliato dalla sua “guaina” esteriore, rappresenta con orgoglio i suoi desideri. Non ha paura di mostrarli, sottolineando così, che non c’è deviazione più viziosa e depravata della paura di essere se stessi.
Profondamente emozionanti e coinvolgenti sono gli scatti dedicati alle corporature desolate dalla malattia. L’ Aids, incavata tra i volti e i corpi, diviene testimone di una società in cui non vi è partecipazione al dolore altrui. Una realtà in cui l’indifferenza nutre l’uomo e lo reclude in uno spazio mentale sempre più costretto, nel quale la malattia, la sofferenza degli altri è come se perdesse di significato. Attraverso tali fotografie ci si rende conto con stupore, invece,Peter Hujar - Laurent di Lorenzo, 1980 di come in quel momento intrecciamo la nostra vita con quella delle immagini, ne condividiamo,anche solo per un istante, la stessa visione del mondo, facendo sì che quell’individuo malato, isolato diventi parte della nostro punto di vista, della nostra vita.
Ogni immagine si fa cruda, nuda, per liberare l’occhio “opportunisticamente educato” dello spettatore, così da condurlo all’interno di una commedia del virtuoso, di un gioco scenico dietro la quale si cela la incessante e sublime voglia di essere se stessi ed essere accettati e amati per quello che si è.

Nota critica: Mattea Micello