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Je suis Charlie. Veleno sul terremoto in Italia

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PARIGI - Per un momento Charlie Hebdo è stato sinonimo di libertà universale, della libertà di stampa. Oggi, dopo il terremoto in Italia, la sua satira indigna. All'indomani degli attacchi del gennaio 2015 agli uffici del giornale satirico parigino, durante i quali due killer di origine algerin...

PARIGI – Per un momento Charlie Hebdo è stato sinonimo di libertà universale, della libertà di stampa. Oggi, dopo il terremoto in Italia, la sua satira indigna.

All’indomani degli attacchi del gennaio 2015 agli uffici del giornale satirico parigino, durante i quali due killer di origine algerina, Chérif e Said Kouachi, uccisero 12 dei loro giornalisti, in tutto il mondo echeggiava lo slogan “Je Suis Charlie” (Io sono Charlie). Diventò presto un fenomeno ematico, globale, con tanto di hashtag, immagini sui profili dei social e striscioni per le strade.

Anche se la rivista era sempre provocatoria e persino, agli occhi di molti, offensiva, specialmente quando pubblicava immagini che mettevano in ridicolo il profeta Maometto, azione assolutamente proibita per l’Islam, l’opinione pubblica da Parigi a Palo Alto insisteva sul fatto che il giornale avesse il diritto di pubblicare quello che preferiva.

Tuttavia, solo 18 mesi dopo l’attentato che, in un certo senso, ha trasformato Charlie Hebdo in un martire, e simbolo internazionale della libertà di stampa, il giornale ha messo di nuovo alla prova la fiducia di coloro che hanno preso le sue difese.

Sotto i riflettori, questa volta, è una vignetta apparsa nel numero in edicola, sul tremendo terremoto di magnitudo 6,2 che ha colpito il centro Italia la scorsa settimana, una catastrofe naturale che ha ucciso più di 250 persone e ha fatto a pezzi una vasta parte del paese, che difficilmente potrà essere ricostruita.

Amatrice, uno dei centri maggiormente colpiti dal sisma, non esiste praticamente più. Era la città d’origine di un famoso piatto di pasta che porta il suo nome: pasta condita con salsa di pomodoro e guanciale. In seguito a ciò i ristoranti in Italia e nel mondo hanno iniziato ad organizzare raccolte fondi per i terremotati vendendo piatti di pasta all’amatriciana.

Charlie Hebdo non è nuovo nell’ambiente dei social network. Ecco perché, per molti vedere il nome del giornale su Twitter, venerdì mattina, non è stata una sorpresa. La gente è subito piombata sulla tweet chiedendosi, “Cosa sarà successo questa volta?”. La risposta? “Terremoto all’italiana”.

Nella vignetta di Charlie Hebdo, sotto la scritta “Terremoto all’italiana” due persone, un uomo e una donna, sono in piedi, accanto ad una pila di macerie, dalle quali escono numerosi piedi. Tutti sono macchiati di rosso, sangue, si direbbe. Ma poi ci sono le didascalie.

Alludendo chiaramente alla questione amatriciana, ogni vittima rappresenta un diverso tipo di pasta: l’uomo, sanguinante e incerottato, è “penne al pomodoro”, la donna, bruciata e con numerose croste, è “penne gratinate”, e, forse la peggiore di tutte, le vittime incastrate nelle macerie, sono “lasagne”. Il sangue è salsa di pomodoro, e la sofferenza umana viene ridicolizzata.

Online, centinaia di reazioni di shock e indignazione alla vista della vignetta, che viene definita “rivoltante” e “offensiva“.

Sembra che quelli che un tempo si sono proclamati “Je Suis Charlie” abbiano cambiato idea.