> > Cheratite: rischio cecità con le lenti a contatto

Cheratite: rischio cecità con le lenti a contatto

Cheratite: rischio cecità con le lenti a contatto

La Cheratite di Acanthamoeba è un'infezione agli occhi che può danneggiare gravemente la vista. Casi in aumento dal 2013 al 2018.

Si chiama Cheratite di Acanthamoeba. Un’infezione che colpisce gli occhi, compromettendone il funzionamento in modo grave. Secondo uno studio pubblicato sul British Journal of Ophthalmology tra il 2013 e il 2018 la casistica sarebbe aumentata dai 35 ai 65 pazienti all’anno. Chi viene colpito dall’infezione rischia di restare cieco, o di conservare solo il 25% della vista.

Lenti a contatto

Chi usa le lenti a contatto è più esposto al rischio. In un’intervista per Oculistaitaliano, il dottor Antonino Asero, project director per S.I.F.I. S.p.A., è intervenuto per spiegare in modo specifico le caratteristiche della Cheratite. “Circa l’85% dei casi si verificano in portatori di lenti a contatto, a causa di un uso improprio delle lenti, anche se la patologia può insorgere dopo un trauma corneale, specie in contesti rurali”, ha dichiarato il medico. Gli esperti hanno più volte sollevato il problema: bisogna educare i pazienti ad un uso corretto delle lenti a contatto, in particolare di quelle usa e getta. In particolare i portatori dovrebbero fare attenzione all’igiene delle lenti stesse. Sulla cura delle lenti a contatto per impedire lo sviluppo dell’infezione si è espresso anche il professor John Dart, dell’UCL Institute of Ophthalmology e Moorfields Eye Hospital. Come riportato anche da Leggo, il professore ha dichiarato: “Le persone che indossano lenti a contatto usa e getta devono assicurarsi di lavarsi e asciugarsi accuratamente le mani prima di maneggiarle ed evitare di indossarle mentre si nuota, mentre si lavano il viso o mentre si fa il bagno”.

Cheratite di Acanthamoeba

Tutta colpa di un protozoo. Il principale responsabile di questa grave forma di infezione è il Acanthamoeba spp., un ameba presente nel suolo, nella terra e nell’acqua, il cui ciclo di vita include uno stadio di cisti dormiente. “Proprio l’incistamento”, ha spiegato il dottor Asero, “consente al microrganismo di sopravvivere in condizioni ambientali avverse. In particolare è proprio la fase dormiente alla base del persistere dell’infezione“. I primi segni clinici dello sviluppo della Cheratite di Acanthamoeba consistono in micro erosioni che possono evolversi in ulcere corneali. Per quanto riguarda i sintomi, la Cheratite non si differenzia dalle altre tipologie di infezione agli occhi. I pazienti colpiti dall’azione del protozoo lamentano dolore, rossore, irritazione, visione offuscata, ipersensibilità alla luce e eccessiva lacrimazione. Dopo aver contratto la malattia, riporta Leggo, i pazienti più fortunati rimangono con meno del 25% della vista. I meno fortunati diventano completamente ciechi.

Trattamento

La diagnosi precoce migliora certamente l’esito dell’infezione che, se non diagnosticata, può progredire per 4-8 settimane”, ha rassicurato il dottor Asero nell’intervista. Ma ha anche aggiunto che, oltre all’applicazione di farmaci mirati alla soppressione della cisti in entrambe le fasi del ciclo di vita del protozoo, non esiste in nessun Paese un medicinale autorizzato per il trattamento della Cheratite di Acanthamoeba. “Tuttavia”, ha precisato il medico, “Negli ultimi anni la somministrazione di combinazioni di agenti anti-amebici, quali le biguanidi e le diamidine, ne ha notevolmente migliorato gli esiti. L’uso delle biguanidi, in particolare, ha rivoluzionato il decorso della Cheratite, soprattutto se trattata nelle fasi precoci, in quanto il sollievo dal dolore è rapido e l’infezione attiva viene sradicata in genere dopo 4 settimane“.