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Chikungunya, parla la Lorenzin: 'Comune Roma avvii la disinfestazione'

Chikungunya Roma

Il Ministero della Sanità preoccupato per la situazione Chikungunya: “Si proceda alle disinfestazioni su Roma”; probabile blocco delle donazioni di sangue

Ancora casi di Chikungunya nel Lazio

Sale a 13 il numero di casi di Chikungunya nel Lazio. Una cifra che preoccupa il Ministero della Sanità, dopo che Asl e Regione avevano già intimato il Comune di Roma ad eseguire le operazioni di disinfestazione. “Siamo molto preoccupati – ha dichiarato in queste ore il Ministro Beatrice Lorenzinper la situazione Chikungunya in Lazio. Il Comune romano segua le indicazioni dell’Asl e proceda alle disinfestazioni“. Nei giorni scorsi la Regione Lazio aveva già inviato una diffida al Campidoglio con la richiesta di “disinfestazione immediata”.

Oggi una riunione operativa in Regione

Dopo i casi di Roma e quelli di Anzio la Regione Lazio ha convocato questa mattina una riunione operativa con i responsabili del Centro Nazionale Sangue e del Centro Nazionale Trapianti. La Asl ha già chiesto due volte all’Amministrazione Raggi di procedere con la prassi di disinfestazione. Nel frattempo, se la situazione non si risolve, il Ministero sta valutando un blocco delle donazione di sangue. Procedimento che potrebbe essere adottato anche nelle prossime ore e che è previsto dalla procedura ordinaria, in caso di malattie trasmissibili con il sangue.

Cos’è, cosa comporta e come si cura la Chikungunya

Innanzitutto è importante specificare che la Chikungunya non è una malattia letale; la mortalità è, infatti, attestata alle 0,4%. Ciononostante i sintomi della malattia possono essere molto pesanti. La prima manifestazione è la febbre, che si presenta in fora acuta e aumenta con il passare dei giorni. Nel periodo di incubazione, che va dai 3 ai 10 giorni, è simile all’influenza, ma con il passare del tempo si manifestano cefalea, brividi, vomito, nausea e dolori alle articolazioni. La malattia, di forma virale, viene trasmessa dalle zanzare Aedes, come la Aedes Aegypti portatrice anche di febbre gialla e dengue. La terapia si basa sul controllo delle artralgie. Per evitare di contrarla è necessario anche prestare attenzione alle acque stagnanti, sopratutto in città, dove stazionano le zanzare e depongono le uova. In molti Comuni vengono distribuite apposite pastiglie da posizionare nei ristagni d’acqua, in modo da evitare la formazione di larve e il proliferare delle zanzare.

I precedenti in Italia

Nell’agosto 2007 la malattia colpì l’Emilia Romagna, causando oltre 250 casi e un decesso: un uomo, però, affetto anche da altre patologie. Il virus colpì sopratutto le zone romagnole, in particolare Ravenna e Cervia. In molti, a distanza di otto anni, nel 2015 hanno dichiarato di soffrirne ancora le conseguenze e di accusarne i sintomi al ricomparire di situazioni di debolezza o febbre. Quello romagnolo è stato il caso zero in Italia: era la prima volta che una malattia tropicale di questo tipo arrivava nella Penisola. L’impatto fu così duro che in molti la soprannominarono “spacca ossa“. Anche lo scorso luglio, a Bologna, si erano verificati casi sparsi del virus: il Comune aveva immediatamente attivato la profilassi di emergenza e la propagazione del virus è stata scongiurata nel giro di pochi giorni. Il Comune di Anzio provvederà alla disinfestazione nel breve termine, ma anche un progressivo abbassarsi delle temperature porterà ad un miglioramento della situazione.