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Shock in Vaticano: l’ex revisore dei conti, scelto da Papa Francesco, denuncia la Santa Sede

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Libero Milone, ex revisore del Vaticano che fu scelto da Papa Francesco nel 2015 per il controllo dei conti dello Stato Pontificio, già dimissionario poco dopo la nomina, ora ha deciso di denunciare la Segreteria di Stato della Santa Sede.

Nato in Olanda nel 1948, Libero Milone prima del Vaticano ha rivestito diversi incarichi in Italia presso Deloitte & Touche, dove è stato responsabile delle Risorse umane (nel 1990) e presidente (nel 1998). Quindi alla Wind dove ha guidato l’Organismo di Vigilanza interno (nel 2010). Milone è stato anche consigliere di Poltrona Frau, Falck Renewables e Fiat Industrial. Quando Milone era “in carica” rispondeva solo al Santo Padre, godeva di libertà di movimento e di accesso ai documenti anche riservati. Lo scontro di Milone con il Vaticano ha origini lontane. Nel 2017 si era dimesso dal suo incarico in maniera inaspettata ed erano già state mosse accuse importanti dalla Santa Sede nei suoi confronti.

libero milone papa francesco

Tuttavia nel comunicato della Sala Stampa della Santa Sede del 24.09.2017 si prendeva atto con sorpresa e rammarico delle dichiarazioni rilasciate dal Dott. Libero Milone, già Revisore Generale. Nel comunicato della sala stampa vaticana si comprendeva qualcosa della situazione di dissidio, infatti si scriveva anche che “In questo modo egli è venuto meno all’accordo di tenere riservati i motivi delle sue dimissioni dall’Ufficio. Si ricorda che, in base agli Statuti, il compito del Revisore Generale è quello di analizzare i bilanci e i conti della Santa Sede e delle amministrazioni collegate. Risulta purtroppo che l’Ufficio diretto dal Dott. Milone, esulando dalle sue competenze, ha incaricato illegalmente una Società esterna per svolgere attività investigative sulla vita privata di esponenti della Santa Sede.

Secondo la Santa Sede “questo, oltre a costituire un reato, ha irrimediabilmente incrinato la fiducia riposta nel Dott. Milone, il quale, messo davanti alle sue responsabilità, ha accettato liberamente di rassegnare le dimissioni. Si assicura, infine, che le indagini sono state condotte con ogni scrupolo e nel rispetto della persona.

Oggi per contro Milone sostiene di essere stato costretto a dimettersi per ben diverse ragioni ed è partito al contrattacco con una denuncia fatta pervenire all’Autorità Giudiziaria Vaticana assieme a numerosi documenti ma contemporaneamente a diverse importanti testate italiane tra cui Notizie.it. Nella denuncia redatta dall’ex revisore, si legge, che lo stesso non faceva che attenersi alle regole. Ed è a queste regole aggiunge l’ex revisore che “si è attenuto quando, all’inizio del 2017, ha ricevuto dal sig. Nencioli – lo stesso al quale era stata affidata, nel settembre 2015, la “bonifica” dell’Ufficio – un documento riguardante la posizione contributiva INPS di S.E. Rev.ma Cardinale Angelo Becciu, Sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato: preso atto della estraneità rispetto ai suoi compiti della segnalazione giuntagli, il dott. Milone disponeva l’immediata archiviazione del documento, secondo quanto prevedeva espressamente lo Statuto, nell’apposito faldone custodito, sotto chiave, nella stanza del dott. Panicco. Ed ancora: “L’attività di revisione e controllo ha investito – com’era doveroso per la necessità di redigere un bilancio consolidato della Santa Sede – una notevole quantità (136) di Enti ed Istituzioni, in primo luogo quelli la cui attività comportava la disponibilità e l’impiego di somme assai ingenti.” Milone ora si ritiene liberato dal vincolo di segretezza e ha deciso di chiarire diverse circostanze.

Dall’esame degli atti depositati emergerà, a parere di Milone, “un’immagine dei vertici della Santa Sede assai poco compatibile con la missione ad essa affidata dalla Provvidenza e la convinta sensazione della impossibilità, allo stato, che l’incrostazione di potere di cui molti degli amministratori della Santa Sede erano, e sono, fedele espressione sia anche solo scalfita – mentre ogni concreta iniziativa è sabotata – da velleitari (ed irrisi) appelli ai doveri di ogni buon cristiano”.

L’ex revisore fa menzione tra l’altro ad una relazione di marzo 2017sulle principali evidenze emerse dall’analisi degli estratti conto IOR dell’Ospedale Bambino Gesù per il periodo 2009-2015 (con allegata evidenza di tutti i movimenti finanziari) relativa alla sparizione di € 2,5 milioni donati dalla Fondazione Bajola Parisani per la realizzazione di un nuovo reparto, realizzazione sostituita dall’apposizione di una targa di ringraziamento all’ingresso di un vecchio reparto; si segnala anche un bonifico di € 500.000 dell’OPBG alla Fondazione OPBG asseritamente per una campagna di marketing (sic!), in realtà destinati al finanziamento illecito di partiti politici italiani in occasione delle elezioni politiche del 2013 e si allegano documenti sul “caso” dell’appartamento del cardinale ristrutturato”. Nella denuncia si arriva a scrivere che si trovò dinanzi ad “un groviglio di interessi e di assetti di potere nel quale l’URG era chiamato a mettere le mani – un vero e proprio nido di vipere -, e di come i soggetti che si sentivano minacciati dalle indagini”.

A suo tempo peraltro il comandante Giani della Gendarmeria vaticana a sua volta, aveva dichiarato: “A carico di Milone ci sono prove evidenti, inconfutabili” . Tuttavia non fu arrestato ma intervennero “spontanee dimissioni“; al tal proposito seguendo la tesi di Milone, scrive Fiorenza Sarzanini – in un articolo apparso il 1 ottobre sul Corriere della Sera (e citato dallo stesso ex revisore nella denuncia), che forse si può ipotizzare che la clemenza vaticana sia dovuta alla speranza di recuperare “alcuni report consegnati al revisore dietro il pagamento di fatture” nel corso della “sua attività di controllo contro i prelati” ripreso dai media.

Tra le richieste di Milone all’Autorità Giudiziaria Vaticana, oltre all’accertamento delle circostanze denunciate, c’è anche quella della condanna della Segreteria di Stato e delll’Ufficio del Revisore generale al pagamento della somma di € 750.000,00 a titolo di retribuzione dovuta per contratto al denunciante oltre interessi e rivalutazione a far data dalla interruzione senza motivazione del rapporto di consulenza. Questo groviglio di vicende e di supposte responsabilità sarà l’arduo compito della giustizia vaticana, a cui tocca la prossima mossa.

I documenti