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Cina, surplus commerciale insieme agli Usa

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Nel 2017 la Cina ha raggiunto la cifra record di scambio commerciale con gli Usa. Resta solido il dato complessivo sull'export e le importazioni

Nel 2017 il “Celeste Impero” ha raggiunto, per la seconda volta nell’arco di due anni, un picco del surplus commerciale. I dati parlano chiaro: nello scorso anno solare la Cina ha assistito in termini di dollari a a un rialzo delle esportazioni pari al +7,9%, a fronte di un +15,9% delle importazioni. La Cina si pone sempre più come leader globale e grazie alla politica “America First” del presidente Usa Trump, la sua egemonia per i prossimi decenni sembra incontrastata.

Il mondo globalizzato a guida cinese

Se il precedente picco, risalente al 2015, aveva toccato i 260 miliardi di dollari, quest’anno la Cina ha raggiunto la cifra di 422,5 miliardi di dollari. Nel 2016, si era registrato un picco ancora maggiore, comunque il dato è ben solido. Lo scambio commerciale con gli Stati Uniti ha toccato la cifra record i 275,8 miliardi di dollari.

Proprio riguardo al confronto con gli USA si possono fare interessanti osservazioni. L’anno scorso, proprio in questo periodo, il premier cinese Xi Jinping, nel suo storico discorso, pose la Cina come leader globale. Il mondo globalizzato a guida cinese pare dunque essere una reale alternativa al dominio della superpotenza americana. La cifra record dello scambio commerciale con gli Usa fa inoltre riflettere perché non si spiega questo picco con la politica protezionistica e doganale americana. Una possibile chiave interpretativa è da cercarsi probabilmente nelle concessioni di apertura economica, e quindi a nessun impedimento agli scambi commerciali, che Donald Trump promise a Xi Jinping in cambio della fine del sostegno della Cina al regime di Pyongyang.

La Cina, dal 1976 cominciò una fase di transizione destinata a sfociare in un radicale mutamento di rotta anche sul piano interno. Questo processo è stato il seme di quello che la Cina si ritrova ad essere oggi: la prima potenza economica del pianeta. Den Xiaoping fu l’artefice di questo inizio di cambio di linea. Nel giro di pochi anni Den, sul piano economico, capovolse la linea rigorosamente collettivista ed egualitaria di Mao Tse-tung e promosse profonde modifiche: furono introdotti elementi di economia di mercato, fu incoraggiata l’importazione di tecnologia dai paesi più avanzati. Nel decennio ’80-’90 l’economia cinese seppe dar vita a un vero e proprio boom, raddoppiando il volume della sua esportazione. Il paese più popoloso al mondo divenne quindi teatro di un inedito esperimento di liberalizzazione economica all’interno di un regime che si proclamava ancora comunista e in cui il Partito comunista deteneva il monopolio del potere.

Bandito il carbone, il cielo diventa blu

Questa crescita economica sembra inoltre essere compatibile con la riduzione dell’uso del carbone. Secondo uno studio di Greenpeace, a Pechino le polveri ultrasottili sono calate del 54 per cento negli ultimi mesi. Centinaia di fabbriche obsolete che usavano carbone sono state chiuse, ed è vietato l’uso di carbonella per il riscaldamento nelle case di periferia. Nel resto della Cina, tuttavia, non va altrettanto bene. La diminuzione di PM 2,5 è calata solo del 4,5%.