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L'aeroporto di Cipro, dove la guerra ha fermato il tempo

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L'aeroporto di Nicosia, il luogo di Cipro dove il tempo si è fermato al 1974. Un viaggio tra i resti di un passato che si ostina a non passare.

È ormai da più di 40 anni che l’isola di Cipro è divisa in due: da una parte greci, dall’altra i turchi.

Tra i due, lungo il confine, una missione Onu. Infatti lungo tutti i 180km di confine vi è una zona cuscinetto, inaccessibile agli abitanti. Qui il tempo si è fermato al 1974, l’anno in cui le truppe turche sbarcarono sull’isola in seguito al colpo di stato perpetrato dal greco Gizikis. Una operazione condotta in accordo con la giunta dei colonnelli, in quel periodo alla guida del paese ellenico.

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La divisione in due dell’isola di Cipro

Da allora il paese è diviso in due, e non sembra che la situazione sia destinata a risolversi a breve. Un referendum del 2004 ha chiamato i cittadini dei due schieramenti opposti ad esprimersi sulla riunificazione. Ma l’esito negativo della consultazione ha lasciato invariata la situazione.

Emblema di questa sospensione del tempo è l’aeroporto di Nicosia. La struttura è ancora proprietà del Ministero della Difesa britannico, che lo costruì nel corso degli anni ’30, quando Cipro era dominio del Regno Unito, e alla Royal Air Force serviva una base nell’area.

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La struttura venne ampliata nel corso degli anni, in particolare durante la seconda guerra mondiale. L’esigenza era quella di fare posto ai bombardieri statunitensi che dall’isola partivano per compiere le proprie missioni verso l’Europa occupata dai nazisti.

L’aeroporto alla fine della guerra venne nuovamente ampliato, e trasformato in un moderno scalo turistico, in grado di ospitare 800 passeggeri e 11 aerei.

L’abbandono prima delle bombe

Ma non sempre le cose vanno secondo i piani, e nonostante fosse stato progettato un nuovo ampliamento della struttura, tutto venne abbandonato il 20 luglio del 1978, quando – come dicevamo in precedenza – il tentativo di colpo di stato greco portò i turchi ad intervenire. L’aeroporto venne bombardato, e una volta raggiunto l’armistizio la struttura si trovò nel bel mezzo della zona di confine.

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Abbandonato da allora, rimangono solo le tracce del suo passato e degli innumerevoli uccelli che da allora sono gli unici a frequentarlo. Per il resto tutto rimane com’era: gli aerei abbandonati sulle piste, le pubblicità ormai vintage, e le strutture dei terminal che portano i segni dello scorrere del tempo.

Tutto fermo, in attesa che uno degli ultimi muri del ventesimo secolo venga abbattuto, e che quella che è stata la terra natale della dea Venere possa tornare ad essere unita.