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Citofonata a Bologna, Salvini dopo il caso Morisi: “Non mi pento, hanno arrestato degli spacciatori”

Matteo Salvini durante la "famosa" citofonata

Citofonata a Bologna, Salvini dopo il caso Morisi: "Diciamo che sono stato ministro dell'Interno e qualche contatto con le forze dell'ordine ce l'ho"

Sul paragone fra il caso Morisi e l’atteggiamento usato per la famosa citofonata a Bologna Matteo Salvini lo dice chiaramente e fa un distinguo: “Non mi pento, hanno arrestato degli spacciatori”. Insomma, dopo il caso che ha visto l’ex responsabile della “Bestia” social del leader del Carroccio coinvolto in faccende di cessione di droga Salvini difende ad oltranza non solo lo stesso ma anche la sua linea sul tema, a dire il vero accusata di essere un po’ “ondivaga”.

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Salvini continua infatti (facendo benissimo) a garantire solidarietà a Luca Morisi ma oggi, durante un incontro per l’imminente voto a Milano, ha risposto alle domande di alcuni cronisti. In particolare a quelle che gli chiedevano se alla luce del caso Morisi si fosse pentito della famosa citofonata di Bologna, quella in cui chiedeva in diretta Facebook al giovane inquilino di un appartamento se spacciasse.

Morisi, Salvini e la citofonata di Bologna: “Non mi pento, da titolare del Viminale qualcosa sapevo”

E Salvini ha risposto: “No, perché hanno arrestato degli spacciatori. Lì c’erano degli spacciatori che sono stati arrestati”. E ancora: “Non andiamo a caso, diciamo che sono stato ministro dell’Interno e qualche contatto con le forze dell’ordine ce l’ho”.

La citofonata di Bologna e gli arresti dei genitori del 17enne puntato da Salvini, che oggi difende Morisi

L’arresto a cui il leader leghista ha fatto riferimento era avvenuto un anno dopo ma con un altro “terget”: era avvenuto infatti a carico dei genitori del giovane “preso di mira” da Salvini. Giovane che che tra l’altro era un 17enne, quindi un minore.