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Città metropolitane: cosa sono?

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Il 7 Aprile 2014 è stata approvata la legge che ridimensionerà il potere delle Province. Detta anche “svuota Province”, è stata inserita nel maxi-emendamento del Governo Renzi. Si prevedono tre momenti cruciali: la riorganizzazione delle Province a livello territoriale e amministrativo; l...

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Il 7 Aprile 2014 è stata approvata la legge che ridimensionerà il potere delle Province. Detta anche “svuota Province”, è stata inserita nel maxi-emendamento del Governo Renzi. Si prevedono tre momenti cruciali: la riorganizzazione delle Province a livello territoriale e amministrativo; la creazione delle Città Metropolitane, che assorbiranno molte delle competenze provinciali; l’eventuale soppressione delle Province. Ecco la riforma nel dettaglio.

Le Città metropolitane cominceranno ad operare dal 1° Gennaio 2015. In pratica, le Province di Torino, Bologna, Milano, Napoli, Bari, Reggio Calabria, Roma (oltre a Trieste, Palermo, Catania e Cagliari) avranno una nuova organizzazione amministrativa. Tutte le altre Province continueranno ad esistere, ma gli organi non saranno più eletti direttamente dai cittadini, bensì da sindaci e consiglieri comunali dei Comuni compresi nel territorio provinciale, con una notevole riduzione delle funzioni.

Le Città Metropolitane saranno guidate da un “Sindaco metropolitano”, che potrà essere eletto dai cittadini con una legge ad hoc. I consigli provinciali diventeranno “Assemblee dei sindaci” e sarà istituito il “Consiglio metropolitano”, composto da sindaco e consiglieri metropolitani, che saranno tra 14 e 24 e rimarranno in carica per 5 anni, senza ricevere alcun compenso.

Durante le prossime elezioni amministrative il voto dei cittadini sarà solo per i Comuni, mentre non si voterà più per le Province. I compiti che prima spettavano a queste ultime saranno affidati ai Comuni e alle Regioni. Fino alla loro definitiva abolizione, le Province si occuperanno ancora di edilizia scolastica e gestione dei trasporti, ma anche di politica ambientale.

Tra le Regioni a statuto speciale, solo Val d’Aosta e Trentino Alto Adige non dovranno seguire la riforma, mentre Sicilia, Sardegna e Friuli Venezia Giulia dovranno adeguare il proprio ordinamento alla nuova normativa.