> > Clochard bruciato, due minori indagati: "Era uno scherzo"

Clochard bruciato, due minori indagati: "Era uno scherzo"

Clochard bruciato

Indagati due minori per il caso del clochard bruciato. I giovani si sono giustificati dicendo che fosse solo uno scherzo.

Due minori sono stati indagati nel caso riguardante il clochard bruciato nei primi giorni di dicembre a Zevio, nelle vicinanze di verona. I due si sono giustificati, affermando che il loro intento era solo quello di fare uno scherzo. Nello specifico, i due giovani indagati hanno rispettivamente tredici e diciassette anni. Mentre il clochard, che i due chiamavano con il soprannome “Il Baffo”, di anni ne aveva sessantaquattro e dormiva in una Fiat Bravo, che lo scorso 13 dicembre, intono alle 20, è andata a fuoco.

Clochard bruciato

Svolta nel caso del clochard bruciato a Verona. Due ragazzi minorenni, infatti, sono indagati per aver incendiato l’auto dove il senzatetto dormiva. I due che rispettivamente hanno tredici e diciassette anni, si sono giustificati, affermando che quello voleva essere solamente uno scherzo, per tormentare nuovamente quell’uomo che da diverso tempo avevano preso di mira. Il clochard veniva soprannominato come “Il Baffo” dai due giovani, ma in realtà si chiamava Ahmed Fdil e aveva sessantaquattro anni. Era arrivato dal Marocco nel 1990 per lavorare come operaio specializzato in una fabbrica della zona, a Zevio, a pochi chilometri da Verona. Poi è arrivata la crisi, gli esuberi, per finire a vivere in strada. Dormiva all’interno di una Fiat Bravo, auto che lo scorso 13 dicembre, intorno alle 20, è andata a fuoco.

L’uomo non è riuscito a liberarsi dalle fiamme. Una volta spento l’incendio, il suo corpo è rimasto in parte riverso verso l’esterno, all’altezza della portiera anteriore destra. Inizialmente, la prima ipotesi fatta è stata quella della tragica fatalità. Il senzatetto che si addormenta con la sigaretta in mano, il mozzicone che cade sulle coperte che cominciano a prendere fuoco. Ipotesi però smentita praticamente subito. Sono cominciate fin da subito a circolare delle voci, secondo le quali c’erano dei ragazzini che perseguitavano il clochard. Tanto che qualcuno racconto che a volte gli lanciavano addosso anche dei petardi.

Una donna ha raccontato che anche quella sera dell’incendio aveva sentito un botto. Per questo è andata alla finestra, accorgendosi dell’auto in fiamme. A pesare, però, è anche la testimonianza del primo uomo che ha tentato di estrarre il senzatetto. Il testimone ha infatti dichiarato che ha pensato fin da subito che non si potesse trattare di una sigaretta. Poi ha aggiunto che la moglie aveva visto i soliti ragazzini aggirarsi nella zona e che prima di vedere le fiamme ha sentito un botto.

Indagati due minori

I carabinieri non hanno impiegato molto tempo per risalire all’identità dei due ragazzi, di tredici e diciassette anni. Entrambi i giovani hanno famiglie straniere. Il più piccolo, che considerata l’età non può essere imputabile, è stato ascoltato dal magistrato. Il tredicenne avrebbe raccontato dell’appuntamento in piazzetta e dei dubbi su come passare il tempo. Poi l’idea di tornare a tormentare il clochard che vive e dorme in un’auto.

Dopo aver recuperato un po’ di carta, il più grande avrebbe dato fuoco al primo pezzo, per poi lanciarlo nella vettura del clochard. Il tredicenne ha spiegato di averci provato anche lui, ma il suo pezzo di carta gli si è sciolto in mano. Infine la fuga, proprio pochi istanti prima che l’auto prendesse fuoco. La confessione è ancora al vaglio del tribunale per i minorenni di Venezia e viene presa con molta cautela dagli investigatori. Restano ancora dei forti dubbi, soprattutto per quanto riguarda i botti uditi dai testimoni. In ogni caso, secondo l’avvocato della famiglia della vittima si è trattato di omicidio volontario.