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Codice antimafia, ecco la nuova legge: più regole e trasparenza

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Con 259 voti favorevoli e 107 contrari, la Camera ha approvato il ddl di modifica al codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione

Il codice Antimafia è diventato a tutti gli effetti una legge. La Camera ha infatti approvato il ddl di modifica al codice delle leggi antimafia grazie a 259 favorevoli e 107 contrari.

Codice Antimafia diventa legge: ecco tutte le nuove regole

Con 259 voti favorevoli e 107 contrari, la Camera ha approvato il ddl di modifica al codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione. Dunque il codice Antimafia è diventato legge a tutti gli effetti.

L’obiettivo di questa riforma è quello innanzitutto di velocizzare le misure di prevenzione patrimoniale. Ma non solo. La nuova legge infatti punta anche a rendere più trasparente la scelta degli amministratori giudiziari e inoltre ridisegna l’Agenzia per i beni sequestrati, includendo tra i possibili destinatari del provvedimento anche corrotti, stalker e terroristi.

Particolarmente contestato è stato quest’ultimo punto, sul quale è passato anche un ordine del giorno che impegna il governo a modificare e rivedere l’equiparazione tra mafioso e corrotto.

Le reazioni

Il Presidente della Commissione Antimafia, Rosy Bindi, ha commentato con orgoglio questa decisione sulla nuova legge per quanto riguarda il codice Antimafia: “È un regalo al Paese”, ha dichiarato la Bindi.

Mentre Andrea Orlando, il Ministro della Giustizia, sul suo profilo Facebook ha scritto: “Da oggi ci sono più strumenti per combattere la mafia, più trasparenza nella gestione dei beni confiscati, più garanzie per chi è sottoposto a misure di prevenzione. Una buona notizia per la lotta alla criminalità organizzata e per lo Stato di diritto”.

Soddisfatti anche i sindacati e le associazioni. In una nota congiunta scritta da Cgil, Cisl e Uil e dalle associazioni Acli, Arci, Avviso Pubblico, Centro studi Pio La Torre, Legambiente, Libera, si può leggere che si è trattato di “un atto di responsabilità politica importante, un deciso passo migliorativo nell’azione di prevenzione e di contrasto alle mafie e alla corruzione. Fenomeni che minacciano da troppo tempo la nostra democrazia, la nostra sicurezza e che sottraggono ingenti risorse alla collettività, impedendo uno sviluppo economico e sociale, sano e diffuso, in tutto il nostro Paese”.

Chi invece si è mostrato particolarmente contrario è stato Renato Brunetta: “Con la pessima riforma del codice antimafia siamo al ‘panpenalismo’. Non c’è alcuna distinzione, si porta tutto sul piano penale, senza selezionare le singole tipologie di reato. A nostro avviso quest’estensione del penale a reati che nulla hanno a che fare con la criminalità mafiosa o con quella economica è inaccettabile”.

Critiche anche da parte degli esponenti del Movimento 5 Stelle, secondo i quali “il testo uscito dalle modifiche apportate al Senato e che qui alla Camera ci è stato impedito di modificare, è un vero e proprio compromesso al ribasso”.