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Colombia, le Farc scrivono al Papa: la pace è a rischio

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Nuova clamorosa iniziativa sul fronte del conflitto colombiano tra ribelli, paramilitari e governo che dura ormai da mezzo secolo. Timoleon Jimenez, detto Timochenko, capo delle Forze armate rivoluzionarie di Colombia (Farc), la maggiore organizzazione guerrigliera del paese centramericano, ha chie...

Nuova clamorosa iniziativa sul fronte del conflitto colombiano tra ribelli, paramilitari e governo che dura ormai da mezzo secolo.
Timoleon Jimenez, detto Timochenko, capo delle Forze armate rivoluzionarie di Colombia (Farc), la maggiore organizzazione guerrigliera del paese centramericano, ha chiesto con una lettera aperta al Papa di fare da mediatore nelle trattative con il governo di Juan Manuel Santos che hanno luogo a Cuba, lontano dalla Colombia ove si svolge il conflitto tra ribelli e istituzioni, avviate a partire dal 2012.

Il difficile dialogo con il governo colombiano

Infatti iniziano a manifestarsi delle difficoltà che possono intralciare la buona riuscita degli accordi, quali la ripresa della violenza delle squadre paramilitari o Bacrim (bandas criminales) in alcune zone della Colombia e l’opposizione degli oltranzisti, tra cui l’ex-presidente Alvaro Uribe Velez del partito del Centro democratico.
Servirà inoltre un diffuso consenso popolare per giungere alla pace e per far accettare tutti i punti che non sono stati sempre accolti complessivamente, finendo per rappresentare di volta in volta nuovi e vecchi ostacoli alla finale riuscita delle trattative di pace.
Nell’intervista alla rivista «Semana», il gesuita Javier Giraldo, da decenni attivo per la pace e i diritti dei poveri, riportando i dati del rapporto annuale sui diritti umani del Cinep, Centro di indagini e studi popolari, smentisce le dichiarazioni ufficiali che negano l’esistenza a tutt’oggi del paramilitarismo, e fanno del fenomeno l’espressione di semplice criminalità organizzata dedita al traffico di droga. Il rapporto parla di gravi aggressioni ai diritti umani e ai loro militanti.

Bacrim: il braccio armato della Colombia

Nel 2015 si sono verificati 1889 casi di persecuzione, abuso di potere e intolleranza sociale di cui sono responsabili le squadre paramilitari, tra cui attentati, torture, stupri, sequestri.
Squadre paramilitari che il padre gesuita afferma siano soprattutto tenute in vita dalle multinazionali delle grandi piantagioni e delle miniere, in un mix di ideologia antipopolare e criminalità pur negando che vi sia un collegamento diretto col governo, quanto piuttosto con alcuni ambienti politici, economici e militari.
Le Bacrim sono nate dai vecchi leader delle squadre paramilitari in funzione anti-guerriglia con varia estrazione ideologica e d’altronde è accertato che si muovono con i cartelli della droga, i pericolosi narcos, potenti trafficanti di droga che sfruttano le piantagioni di coca.
Dunque questi squadroni sono il braccio armato di questi interessi, collegati anche alla coltivazione di droga da cui traggono il finanziamento delle loro attività.

Le squadre controllano diverse zone vicino a Bogotà, la capitale.

Il conflitto decennale colpisce innanzitutto gli ’esplazados’, gli sfollati che fuggono a causa di questi scontri, cercando riparo in altre zone del paese laddove la loro regione sia minacciata e la loro abitazione distrutta.
Gli ultimi fatti violenti sono mirati a far fallire gli accordi e sono appoggiati da ambienti politici a cui è utile la guerra, anche mobilitando l’opinione pubblica.
Queste Bacrim controllano intere regioni, come denuncia lo stesso Timochenko.

Una possibile apertura nel conflitto?

Nella lettera il leader delle Farc apprezza il sostegno dato dalla Nazioni Unite, dagli Stati Uniti, dall’Unione europea e da altri organismi sovranazionali americani e dell’enciclica ’Laudato sì’ che analizza e critica le storture del capitalismo. Egli intravede nella missione apostolica del Papa e della chiesa un valido aiuto alla riconciliazione delle parti in conflitto e delle tensioni sociali quale portavoce del messaggio di Cristo improntato alla carità e alla pace, attivando tutta la chiesa colombiana.
La chiesa oltre che mediare tra ribelli e politici dovrebbe infatti orientare un diffuso consenso popolare onde portare a termine il processo di pace.
Una delle motivazioni dell’iniziativa epistolare del leader delle Farc trae forza dai successi delle trattative della Santa Sede per riportare la diplomazia fra Stati Uniti e Colombia.
Il carisma dell’attuale pontefice e la sua impostazione ideologica e pastorale vicina alle classi più deboli possono, di concerto con il democratico attuale leader Usa, favorire sia il dialogo che la buona disposizione di ampie fasce povere di popolazione colombiana. In più essendo proveniente dallo stesso ambiente geografico, l’America latina, egli è ben preparato sulle problematiche di quell’area possedendo inoltre gli strumenti culturali adeguati a farlo.
E’ capace inoltre di mobilitare il clero di base di quel paese, già attento ed impegnato nelle problematiche sociali, che già hanno avuto quei problemi segnalati dal padre gesuita che hanno coinvolto proprio questi come altri attori del sociale colombiano.
Una prospettiva di mediazione che ha già basi concrete su cui poter essere avviata in quanto vi è già da parte della Santa Sede il progetto di un viaggio.
Si tratta della visita del Papa in Colombia prevista per il 2017, i cui preparativi sono già in atto, al verificarsi della quale sarà una ulteriore spinta la firma dell’accordo.
E, viste le buone prospettive del dialogo dell’Havana, ormai molto ben avviato verso la conclusione, si cerca di affrettare i tempi sfruttando gli ultimi mesi della presidenza Obama, essendo un’incognita la prossima amministrazione americana, e anche i buoni rapporti tra chiesa e Usa.