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Come funziona la chiamata alle armi in Italia e chi viene sollecitato in caso di guerra

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Come funziona la chiamata alle armi? Ci si potrebbe rifiutare di combattere nell'esercito? Ecco cosa accadrebbe se l'Italia entrasse in guerra

Come funziona la chiamata alle armi? Ci si potrebbe rifiutare di combattere nell’esercito? Ecco cosa accadrebbe se l’Italia entrasse in guerra.

Guerra in Ucraina e la chiamata alle armi in Italia

Con l’avvenuta invasione da parte della Russia ai danni dell’Ucraina, in tutto il globo ha iniziato ad emergere la preoccupazione di una possibile terza guerra mondiale. Se il conflitto dovesse estendersi anche ad altri Paesi, e persino all’Italia, cosa potrebbe accadere? Molte persone si chiedono se ci sarebbe una chiamata alle armi estesa per tutti e, in quel caso, se fosse possibile rifiutarla. A dare la risposta è la stessa Costituzione italiana.

Chiamata alle armi: cosa dice la Costituzione

Per prima cosa si deve osservare l’articolo 11 della nostra Costituzione che recita: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie a un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni.” In caso di conflitto internazionale l’Italia non può deliberatamente attaccare un altro Paese. Le cose ovviamente cambierebbero in caso di attacco subìto. L’articolo 52, infatti, afferma nel comma 1 che: “La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino.” Ma questo non significa che tutti debbano imbracciare le armi, come spiega il comma 2 dello stesso articolo: “Il servizio militare è obbligatorio nei limiti e modi stabiliti dalla legge. Il suo adempimento non pregiudica la posizione di lavoro del cittadino, né l’esercizio dei diritti politici.”

L’obbligo del servizio militare e il rifiuto di imbracciare le armi

Il servizio militare è dunque obbligatorio secondo la nostra Costituzione, entro però dei limiti. La legge 226 del 23 agosto 2004 ha, infatti, eliminato quest’obbligo, rendendo volonatario il reclutamento nelle Forze Armate. L’obbligo di leva potrebbe essere ripristinato solo tramite decreto del Presidente della Repubblica, previa deliberazione del Consiglio dei Ministri e: “Qualora il personale volontario in servizio è insufficiente e non è possibile colmare le vacanze di organico in funzione delle predisposizioni di mobilitazione.” In questo caso verrebbe richiamato alle armi solo: “Il personale militare volontario cessato dal servizio da non più di cinque anni.” Gli eventi che potrebbero ripristinare l’obbligo di leva sono essenzialmente due: la delibera dello stato di guerra, o una grave crisi internazionale in cui l’Italia è coinvolta tanto da giustificare un aumento delle Forze Armate. In ultimo va sottolineato che è possibile rifiutare la chiamata alle armi solo se lo stato di salute del militare non permette di andare in guerra: non è possibile invocare l’obiezione di coscienza.