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Con il taser "Federico Aldrovandi sarebbe vivo". E' polemica

Federico Aldrovandi

Il questore di Reggio Emilia, dove è in sperimentazione la pistola elettrica, afferma che con il taser Federico Aldrovandi sarebbe vivo.

L’ex questore di Ferrara (oggi di Reggio Emilia) Antonio Sbordone dichiara che se nel 2005 ci fosse stato il taser Federico Aldrovandi sarebbe ancora vivo. La mamma Patrizia Moretti replica e ricorda che il 18enne è morto “perché hanno continuato a pestarlo, schiacciarlo e dargli calci in testa quando era già stato immobilizzato e chiedeva aiuto”.

Taser avrebbe salvato Federico Aldrovandi

“Questo ragazzo, se ci fosse stato il taser, sarebbe ancora vivo” assicura Antonio Sbordone, ex questore di Ferrara dove il 25 settembre 2005 morì il 18enne Federico Aldrovandi, al termine di una colluttazione con alcuni agenti. Nel 2012 la Cassazione ha confermato i 3 anni e 6 mesi inflitti a quattro poliziotti, condannati per “eccesso colposo nell’uso legittimo delle armi”.

“So che l’argomento è delicato” spiega a Il Resto del Carlino l’attuale questore di Reggio Emilia, dove è partita la sperimentazione della pistola elettrica. “Ma penso che sia un esempio giusto. Io ho visto cosa è accaduto a Ferrara dopo il caso Aldrovandi, anche se non ero io il questore presente quell’anno. – sottolinea – Questo ragazzo, se ci fosse stato il taser, sarebbe ancora vivo. Per fermare un giovane alto 1 metro e 90 agitatissimo hanno dovuto usare anche i manganelli“.

La replica dei genitori

La mamma di Federico Aldrovandi non ci sta a questo “revisionismo” riguardo la storia di suo figlio. “Federico era alto 1 metro e 75 e pesava 60 chili – specifica in primo luogo Patrizia Moretti a La Repubblica – , evidentemente l’ex questore di Ferrara non si è informato bene, poteva almeno leggere le carte”. La donna chiarisce quindi che il 18enne è morto “perché hanno continuato a pestarlo, schiacciarlo e dargli calci in testa quando era già stato immobilizzato e chiedeva aiuto”. “Mi dispiace – aggiunge – che si possa giustificare uno strumento così pericoloso con un paragone che non ha senso”.

“Il taser – ricorda infatti la donna – è un’arma: il problema è la formazione e la cultura dei rapporti con le persone di chi usa strumenti che possono essere letali”. Il padre di Federico Aldrovandi, Lino, dichiara invece: “Mi viene da pensare che quella maledetta mattina il taser non sarebbe stato da usare su Federico, ma su chi lo stava uccidendo ‘senza una ragione'”. Il procuratore generale della Cassazione definì i quattro agenti condannati infatti “schegge impazzite in preda a delirio”.