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Concessioni balneari, cosa sono, cosa cambia e perché la questione divide la maggioranza

Il governo cerca una "road map" sulle concessioni balneari

Dopo la sentenza del Consiglio di Stato ecco cosa cambia nelle concessioni balneari e come la politica si sta dividendo sulla delicata questione

Cosa cambia in tema di concessioni balneari e perché la questione divida la maggioranza sono dati legati a doppio filo ad una “road map“ del governo Draghi che sul tema è vanificata da prese di posizione molto diverse fra i partiti. Partiamo dal dato comune: serve una riforma che in punto di norma faccia ordine in materia.

Concessioni balneari, cosa cambia da domani e cosa cambierà dal dicembre del 2023

Quale materia? Quella delle concessioni demaniali marittime, cioè delle opportunità che lo Stato offriva ai privati di utilizzare una spiaggia per un tot di tempo molto lungo per fini balneari e quindi turistici ed imprenditoriali. Il governo ci ha messo una pezza grossa con il ddl concorrenza, regolamentando un settore atavicamente anarchico, ma la delega di verifica pare pannicello caldo a molti. Il Cdm previsto per fare luce sul tema ha infatti diviso i partiti.

Lega e FI sono per i diritti acquisiti, i Cinquestelle per le gare di appalto, il Pd si sfila dalle “guerre ideologiche”

In che senso? La Lega e Forza Italia ad esempio sono per la conservazione dei diritti acquisiti del concessionari, mentre i Cinquestelle vorrebbero “aprire le spiagge come una scatoletta di tonno” e premono per l’avvio delle gare pubbliche. E il Pd? Si sfila in mood Pd e si limita a dire che non sono gradite “guerre ideologiche”. Le norme che stanno per arrivare sul tavolo di Mario Draghi sono quelle di un pacchetto da inserire in emendamento nel ddl concorrenza, già all’esame del Senato.

Cosa rischia l’Italia se non metterà ordine e cosa ha detto il Consiglio di Stato sul “fine vita” delle concessioni attuali

Ma il rischio qual è? Che l’Europa metta l’Italia in procedura di infrazione. Ma c’è un altro ostacolo ed è ostacolo in punto di diritto attivo, vale a dire la decisione del Consiglio di Stato, che lo scorso novembre ha fissato la dead line del 31 dicembre del 2023. Cosa significa? Che da quella data non ci saranno più concessioni valide, il che ha fatto salire sulle barricate gli operatori di settore che se la prendono un po’ con tutti: col governo, con l’Europa e con i partiti. In maggioranza si sta cercando di partorire un testo unitario ma l’unitarietà non è ancora arrivata. La mediazione (quasi) impossibile è fra il diritto-dovere alla concorrenza e le prerogative ed i sacrifici di chi finora ha agito in regime di monopolio ma ha comunque dato lustro e strutture al settore e soprattutto al Pil. E non sarà una mediazione facile.