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Conte alla Camera: "Il regolamento di Dublino va superato"

Conte alla Camera parla di Dublino e dell'Ue

Cambiare il regolamento di Dublino, eliminare le sanzioni alla Russia, combattere la povertà: ecco gli obiettivi di Conte in Ue.

Il premier Giuseppe Conte ha parlato davanti ai deputati della Camera in vista del Consiglio europeo che si terrà a Bruxelles il 28 e il 29 giugno. Sarà un vertice di importanza fondamentale per tutta l’Unione e in modo particolare per l’Italia, che avrà modo di esprimere il proprio giudizio su alcune problematiche, prima fra tutte la gestione dei migranti. A tal proposito, il Presidente del Consiglio ha dichiarato che il regolamento di Dublino, attualmente in vigore, va superato perché evidentemente “inadeguato a gestire flussi migratori”.

Conte alla Camera

Sono tanti gli obiettivi che il premier Giuseppe Conte ha intenzione di raggiungere durante il Consiglio europeo. Il problema della gestione dei flussi migratori è al centro del dibattito internazionale da quando il ministro Matteo Salvini ha fatto scoppiare il caso Aquarius. Da allora, diversi sono stati gli incontri – ufficiali e ufficiosi – tra i capi di Stato europei per discutere di questo tema. Ma il vertice più atteso è senz’altro quello che si terrà a Bruxelles.

Sarà il primo Consiglio dell’Ue per il nuovo governo gialloverde. Un’occasione importante, di cui il premier ha voluto parlare davanti alla Camera. “È sempre più evidente l’urgenza di rispondere agli aspetti reali della vita del cittadino con proposte concrete, senza tentennamenti e ambiguità, paure”, ha dichiarato Conte. “Mi riferisco a questa determinazione quando parlo di quel cambiamento nel metodo e nella sostanza che ho annunciato di fronte a queste Camere e che mi sono impegnato a proporre in tutti i contesti internazionali ed europei”.

Oltre Dublino

Il regolamento di Dublino va superato perché non ci sono più dubbi che sia inadeguato a gestire flussi migratori”, sono queste le parole con cui il premier ha, ancora una volta, bocciato la legislazione in vigore. Il tanto discusso trattato di Dublino stabilisce che i migranti siano obbligati a fare richiesta di asilo nel primo Paese comunitario in cui arrivano. Nella maggioranza dei casi, per ragioni geografiche, si tratta dell’Italia.

“Va superato il criterio dei Paese di primo arrivo, non è idoneo a gestire i flussi. Va affermato il principio che chi sbarca in Italia sbarca in Europa. Questo principio lo ripeterò come un mantra. L’ho detto nei miei bilaterali a Parigi con il presidente francese Macron e poi a Berlino con la Cancelliera tedesca Angela Merkel. L’ho ripetuto al pre-vertice di domenica scorsa e lo ripeterò domani al Consiglio europeo”.

Il 7% di rifugiati

Il premier Conte ha sottolineato un dato controverso: quello secondo cui solo il 7% degli immigrati accolti in Italia ottiene lo status di rifugiato politico. Di conseguenza, il restante 93% sembrerebbe ricadere nella categoria dei migranti economici: un flusso che l’Italia non può e non deve gestire da sola.

Il dato è però controverso perché, secondo le statistiche del Ministero dell’Interno per il biennio 2016/2017, al 7% di rifugiati politici bisogna aggiungere un altro 8% di rifugiati per motivi sussidiari e un ulteriore 25% di rifugiati per motivi umanitari. Le differenze tra le tre categorie sono minime e nel complesso raggiungono il 40% dei migranti.

I rifugiati per motivi politici sono coloro che ottengono asilo in uno Stato comunitario, ai sensi dell’articolo 1 della Convenzione di Ginevra del 1951, perché perseguitati “per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un determinato gruppo sociale o per le sue opinioni politiche”. I rifugiati per motivi sussidiari comprendono coloro che non corrispondono a quanto descritto dalla Convenzione, ma che dimostrano che subirebbero un grave danno se costretti a tornare nel Paese d’origine. Infine, i rifugiati per motivi umanitari (un quarto dei migranti accolti in Italia) ottengono asilo perché la loro vita è in pericolo per motivi umanitari e condizioni che contravvengono i diritti garantiti dalla Costituzione italiana.

Le sanzioni alla Russia

Nel suo discorso alla Camera, Conte ha anche parlato delle sanzioni alla Russia e dell’accordo di Minsk. “Le sanzioni sono un mezzo e non un fine”, questo il principio su cui si basa la linea italiana. “Riaffermeremo il principio che non debba esserci nulla di automatico nel rinnovo delle sanzioni alla Russia”. Il governo Conte, fin dal suo insediamento, ha dichiarato di voler restare all’interno della NATO, ma allo stesso tempo continua il “sostegno alla società civile russa e alle nostre imprese piccole e medie”

La povertà in Italia

L’Istat ha diffuso le statistiche sulla povertà in Italia e i dati appaiono allarmanti. “Non può essere ignorato che nel 2017 oltre 5 milioni di persone in Italia hanno vissuto sotto la soglia di povertà. Dobbiamo dare risposte concrete, perché ci sono 5 milioni di persone che non possono più aspettare”, ha dichiarato Conte.

Parlando di economia, il premier ha anche affrontato il tema del bilancio statale: “Il debito pubblico italiano è pienamente sostenibile, dobbiamo puntare alla sua riduzione ma in una prospettiva di crescita economica”. Durante il Consiglio Ue, Conte ha intenzione di proporre “che il negoziato riservi un’attenzione finanziaria più sostanziale dei fondi europei destinati all’inclusione sociale e il fondo sociale europeo che potrebbe finanziare la riforma sull’impiego, il bilancio 2021-2027 è uno strumento chiave per raggiungere questo traguardo”.

Infine, attenzione anche alle tasse imposte alle industrie: “L’attuale assetto Ue non garantisce una tassazione equa, soprattutto per le industrie del web. Vogliamo tassare i profitti generati negli Stati membri ridistribuendoli nelle comunità che hanno contribuito a generarli”.